Omelia (13-10-2024) |
don Alberto Brignoli |
La sapienza o la ricchezza? Ma non c'è paragone! Gesù già da alcune domeniche sta camminando in maniera decisa verso Gerusalemme, dove sta per portare a compimento la presenza del Regno di Dio sulla terra. E per realizzare la sua idea di Regno ha bisogno di gente affidabile, di gente che creda in lui e nel suo messaggio. Ultimamente, stando ai Vangeli letti nelle scorse domeniche, né tra i discepoli, né tra le folle, né tantomeno tra le autorità religiose del suo tempo, può dire di aver trovato qualcuno che faccia al caso suo. Se c'è qualcuno che ha dimostrato di avere una fede grande, finora, sono state due donne "impure": una donna impura perché affetta da una malattia invalidante (che tra l'altro tocca il mantello di Gesù di nascosto e quindi lo rende a sua volta "impuro") e una donna cananea - quindi impura perché pagana - che però non si perde d'animo nemmeno quando Gesù la definisce "una cagnolina". La fede di queste due donne le porta a ottenere ciò che hanno chiesto: la guarigione per sé e per i loro cari. Per il resto, tra chi segue e ascolta Gesù, poca roba... per cui, se ogni tanto saltasse fuori qualcuno un po' capace, desideroso di andare a fondo nella comprensione del suo messaggio, pronto a seguirlo perché attento all'essenzialità del rapporto con Dio più che all'osservanza delle tradizioni e della Legge di Mosè, a Gesù non dispiacerebbe affatto. E oggi sembra incontrare proprio quello che fa al caso suo: un tale - che siamo abituati a chiamare "il giovane ricco" - si presenta a Gesù con un problema talmente importante da risolvere che si getta in ginocchio davanti a lui. Questa volta, però, non è uno che ha bisogno di un miracolo: lui non è malato, e anche se lo fosse, ha comunque i mezzi per curarsi, perché era ricco, talmente ricco che l'unica cosa che gli mancava da ereditare era "la vita eterna". Le ricchezze con cui Dio lo aveva ricolmato e benedetto (così riteneva la tradizione biblica) erano il segno evidente che ormai gli mancava poco per essere perfetto; per cui, va da Gesù ansioso di sapere "che cosa deve fare per avere in eredità la vita eterna". Gesù capisce che questo è uno che conosce bene le cose di Dio. E infatti, non gli chiede di amare Dio con tutto il cuore, l'anima e la mente: riguardo a Dio, gli chiede solamente di ricordarsi quanto Dio sia stato buono con lui. Piuttosto, gli fa presente che cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Deve amare Dio attraverso l'amore e il rispetto per gli altri, e gli cita proprio i comandamenti che parlano del prossimo: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre". E gli ricorda pure un altro precetto, che non fa parte dei dieci comandamenti, ma che è sempre bene ricordare a un ricco: "Non frodare", ossia ricordati di pagare le tasse e non negare il giusto salario all'operaio, dal momento che vuoi essere perfetto... Ma questo è veramente perfetto: lui ha già fatto tutte queste cose, lui ha già tutto. Nemmeno l'osservanza dei comandamenti gli interessa più: a lui manca solo la vita eterna! Gesù, sapendo già come sarebbe andata a finire, non può che fissarlo con uno sguardo d'amore, tra l'affettuoso e il compassionevole. E visto che costui vuole sapere cosa gli manca per ereditare il tesoro prezioso della vita eterna, sferra l'affondo decisivo: "Va', vendi quello che hai, e dallo ai poveri, e così avrai un tesoro in cielo. E vieni, seguimi!". Vale a dire: la via della perfezione non è questione di cose da fare o da osservare, ma consiste nel creare con Dio un rapporto di totale fiducia e abbandono, basato sulla rinuncia totale alle proprie sicurezze, anche a quelle che - come le ricchezze e i beni materiali - noi crediamo siano opera di Dio e segno della sua benevolenza, quando invece non è così, anzi, è l'esatto contrario. Le ricchezze trattenute per sé non sono la via, bensì un ostacolo alla vita eterna. Beh, a questo punto è inutile seguire il Maestro... A questo punto, tutto ciò in cui abbiamo confidato come segno evidente della presenza di Dio nella nostra vita, come segno della sua benedizione, non conta nulla! A questo punto non si salva più nessuno! Se nemmeno il ricco (l'uomo da sempre benedetto da Dio) riesce a entrare nel Regno di Dio, nessuno più può salvarsi, e i fondamenti della fede crollano! Da qui, lo stupore dei discepoli ribadito per ben due volte da Marco: ma chi si può salvare se nemmeno coloro che sono da sempre benedetti da Dio con le ricchezze sono sicuri di ereditare la vita eterna? Gesù cerca di incoraggiare i discepoli, e fa capire loro che Dio può tutto, anche ciò che gli uomini non possono: Dio può addirittura trasformare un ricco avaro che tiene tutto per sé, in un discepolo del Regno, che ciò che possiede lo dona ai più poveri. In questo modo, l'accesso al Regno di Dio è assicurato. Il problema non è avere molto o avere poco, possedere dei beni o non possederli: tanto o poco che sia, ciò che abbiamo va condiviso con chi non ha nulla, perché amare Dio con tutto il cuore, ringraziarlo per tutti i benefici che ci ha donato, e poi dimenticarsi del prossimo che sta peggio di noi, non fa parte del nostro essere cristiani. Del resto, ci era già arrivato l'autore del Libro della Sapienza, che nella prima lettura di oggi ci offre il senso vero della vita e delle sue ricchezze: "Ho preferito la sapienza a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento". C'è poco da fare: un povero sapiente sarà sempre più ricco di un ignorante che ha oro e argento in abbondanza... Voglio concludere con le parole di José Martí, lo scrittore e pensatore cubano del XIX secolo, considerato il fautore dell'indipendenza di Cuba dal dominio spagnolo. Forse non era un gran credente come il giovane ricco, ma di certo aveva capito il senso dell'esistenza alla luce di quello che Gesù ha cercato di insegnarci oggi nel Vangelo: "Un popolo di uomini istruiti sarà sempre un popolo di uomini liberi. L'istruzione è l'unico modo per salvarsi dalla schiavitù e dalla povertà. Perché un uomo ignorante, anche se ricco, è sulla strada per diventare una bestia, mentre un uomo educato nella scienza e nella coscienza, anche se povero, è già incamminato per raggiungere Dio". |