Omelia (15-10-2024)
Missionari della Via


Siamo poveri in tutto: anche quando siamo nell'abbondanza, percepiamo la nostra fragilità. Ad ogni passo sentiamo di essere poveri: lo siamo nel modo di donarci e di accogliere, lo siamo nel mondo in cui pensiamo agli altri e persino alle cose, lo siamo quando comuniamo e anche nei nostri silenzi e persino quando perdoniamo. C'è una povertà immensa che ci pervade. È questa che ci fa vivere fuori da noi stessi e ci fa essere ottusi. Sì, succede quando guardiamo le cose mettendo come schermo le nostre povertà! È diverso, invece, quando leggiamo la realtà e guardiamo le cose attraverso le nostre fragilità o attraverso una povertà che si trasforma in umiltà. Come si fa a spiegare a una persona che davanti ai limiti degli altri, davanti alle gelosie, davanti alle cose che vede, non deve vedere? Non può capirlo chi guarda con gli occhi "incarniti" dai vizi, lo comprendi solo se riesci a guardare con la tenerezza di un fragile. Chi vede guerra, chi legge male ogni cosa, come il fariseo che critica le abluzioni, è perché vive in guerra con le sue povertà e le porta all'esterno. Noi possiamo togliere dal nostro cuore cose esteriori, visioni che vengono dai nostri vizi e dalle nostre ferite, oppure possiamo dare in elemosina, cioè regalare ciò che abbiamo dentro: sguardi poveri, sguardi di poveri. Trasformiamo le nostre povertà in dono!