Omelia (20-10-2024) |
Missionari della Via |
Gesù prosegue il suo cammino verso Gerusalemme e per la terza volta annuncia ai suoi discepoli la sua prossima passione, morte e risurrezione. Il momento è intenso, serio, quand'ecco due discepoli avvicinarsi a Gesù. Forse lo vogliono incoraggiare? O chiedergli come poterlo aiutare? No. Quasi con noncuranza, o comunque manifestando poca empatia e sensibilità, si fanno avanti per chiedergli i primi posti accanto a lui quando instaurerà il suo regno (che peraltro fraintendono). Cosa vogliono? La gloria. Desiderano essere i più grandi, mettersi davanti agli altri. Non giudichiamoli velocemente. In fondo, tutti desideriamo realizzarci, essere "grandi", realizzare cose belle. Nel cuore di ogni persona vi è un intimo desiderio di grandezza e che, mal orientato, diventa ambizione e sete di potere che può produrre molti danni. Servirsi degli altri, scavalcare o mettersi sotto i piedi gli altri, non riconoscerne il valore, non spendersi per la felicità dell'altro... La falsa idea di gloria e la sete di potere sono all'origine di tanti mali: perché le guerre, perché le rivalità? Perché ognuno vuol stare sopra l'altro e avere in mano tutto. Anche nel mondo mafioso, qual è la cosa che più attrae? Non i soldi, ma il potere! I due fratelli del Vangelo cercano la gloria mondana, vana, passeggera. Pensano che "la gloria" sia quella dei "primi posti", che il vero potere è stare sopra gli altri. In fondo, vedendo la reazione degli altri, lo pensavano un po' tutti. Se ciò è pericoloso nel mondo, tanto più è pernicioso nella comunità credente. «Già in 9,33-37 Marco aveva annotato la disputa fra i discepoli, lungo la strada per Cafarnao, su chi di loro fosse il più grande. Adesso la cosa è molto più allarmante: [...] cercano di trattare direttamente con Gesù i posti migliori, facendo lo sgambetto ai fratelli della comunità. Comportarsi così è pugnalare al cuore la comunità stessa, perché verosimilmente si creeranno rimostranze, rancori e gelosie, nasceranno delle rivalità e dei contrasti, si provocheranno divisioni» (E. Bianchi). Ecco perché Gesù cerca di educare il cuore: Egli non risponde con un diniego ma va a cercare in quel desiderio storto, la matrice buona. In fondo ad ogni desiderio, anche torvo, c'è un desiderio di felicità, di bellezza. In ogni desiderio umano, oltre ad una parte da "buttare via", ci può essere anche una piccolissima parte sana, da non perdere. Gesù li accompagna a scoprire qual è la vera gloria, dove sta la vera grandezza: «Voi volete diventare primi? Chi vuol essere primo, si metta a servizio, si faccia schiavo degli altri». È l'amore che ti dà valore, è il servizio la vera gloria, è il donarsi che ci fa grandi, è vivere liberi dal proprio egoismo che ci fa meravigliosi. Di contro, una vita senza servizio è una vita senza amore e una vita senza amore è una vita fallita. Perciò papa Francesco, volendoci scuotere, ha detto: «la grandezza di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. Cari fratelli e sorelle: "Chi non vive per servire, non serve per vivere"». Gesù stesso ha delineato qual è il suo stile di vita, lo stile di vita del Figlio di Dio: «Il figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la vita in riscatto per molti». Tutta la sua vita è stata un mettersi a servizio della nostra vita, del nostro bene, della nostra salvezza. Dio stesso, l'Onnipotente, è sceso fino al punto più basso e sulla croce ci ha mostrato la "vera potenza": quella dell'amore, del dono di sé, del perdono. Questo è Dio, questo è "lo stile di vita da Dio". «In questo versetto, potremmo dire, si vince radicalmente quella paura di Dio. Ma di chi abbiamo paura? Di uno che viene a servirci e a dare la sua vita per noi. Chi stanno seguendo Giacomo e Giovanni? Chi stiamo seguendo noi? La gloria di Gesù è quella di venire, servire, dare la vita, la vita del Figlio, che ha ricevuto la vita e la dona. Dietro a questo c'è un abbandono al Padre che si fa poi abbandono nelle mani dei fratelli, ma solo chi si sa amato può fare questo, altrimenti passerà tutta la vita a cercare rassicurazioni, garanzie, sicurezze, per colmare quel vuoto che sembra incolmabile... Spesso noi possiamo vivere le relazioni con le persone o con le cose, con la domanda: questo a cosa può servirmi, cioè l'interesse. Che cosa mi può servire? Cosa me ne viene? E se non mi serve più? Abbandoniamo! La domanda qui è uno sguardo sulla realtà che può dominare se non ci fidiamo. Non è l'unico sguardo possibile, però spesso è lo sguardo che ci guida. E c'è uno sguardo, invece, che è quello del Figlio dell'uomo, di piena gratuità, di pieno disinteresse» (p. Silvano Fausti). Esaminiamoci seriamente, e chiediamoci: qual è la gloria che cerco? La vanagloria del mondo, che passa? O la vera gloria dell'amore, che rimane per sempre? |