Omelia (20-10-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Il vero cristiano è colui che cerca i primi posti o colui che serve?

L'odierna pagina evangelica descrive Gesù che, ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. L'occasione gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ebbene, l'evangelista Marco narra che mentre sono in cammino verso Gerusalemme, dove i discepoli sperano con ansia che Gesù, in occasione della festa di Pasqua, instaurerà finalmente il Regno di Dio, i due fratelli si fanno coraggio, si avvicinano e rivolgono al Maestro la loro richiesta: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati dallo spirito del mondo. Perciò risponde: «Voi non sapete quello che chiedete». E mentre loro parlavano di "troni di gloria" su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un «calice» da bere, di un «battesimo» da ricevere, cioè della sua passione e morte. L'evangelista scrive che Gesù dice loro: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Giacomo e Giovanni, sempre mirando al privilegio sperato, dicono di slancio: sì, «lo possiamo»! Ma, anche qui, non si rendono veramente conto di quello che dicono. Gesù preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno, cioè che anch'essi, come gli altri Apostoli, parteciperanno alla sua croce, quando verrà la loro ora. Però - conclude Gesù - «sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell'amore, al premio ci penserà il Padre celeste. Imparare la via dell'amore significa lasciare da parte l'egoismo, l'autoreferenzialità, per servire gli altri.
Giacomo e Giovanni con la loro richiesta mostrano di non comprendere la logica di vita che Gesù testimonia, quella logica che - secondo il Maestro - deve caratterizzare il discepolo, nel suo spirito e nelle sue azioni. E la logica errata non abita solo nei due figli di Zebedeo perché, secondo l'evangelista, contagia «anche gli altri dieci» Apostoli che «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni».
Gesù si accorge che gli altri dieci Apostoli si arrabbiano con Giacomo e Giovanni, dimostrando così di avere la stessa mentalità mondana. Questo episodio dà modo a Gesù di rivolgersi agli Apostoli offrendogli lo spunto per una lezione che vale per i cristiani di tutti i tempi, anche per noi. L'autore sacro scrive che «Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti"». Il messaggio del Maestro è chiaro: mentre i grandi della Terra si costruiscono "troni" per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: «Il Figlio dell'uomo - dice Gesù - non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Secondo la tradizione biblica, il Figlio dell'uomo è colui che riceve il potere e il dominio da Dio (cf Dn 7,13s). Gesù interpreta la sua missione sulla terra sovrapponendo alla figura del Figlio dell'uomo quella del Servo sofferente, descritto da Isaia (prima lettura). Egli riceve il potere e la gloria solo in quanto «servo»; ma è servo in quanto accoglie su di sé il destino di dolore e di peccato di tutta l'umanità. Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l'inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell'intero genere umano.
La via del servizio, dunque, è l'antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità. La Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio, ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo. Amen!