Omelia (27-10-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Commento su Marco 10,46-52 Un padre di famiglia era una brava persona, era anche credente ma diceva con cuore sincero che non capiva perché si dice che fa tutto Dio se era lui che lavorava, portava avanti la famiglia con amore, risolveva i problemi con impegno e saggezza... Poi un suo figlio ha vissuto un momento difficilissimo e lui ancora una volta si è rimboccato le maniche e ha cercato tutte le buone vie possibili per aiutarlo. Quando ha visto che non riusciva a risolvere il problema si è sentito perso. Gradualmente per la prima volta ha scoperto il bisogno di chiedere aiuto a Dio. E proprio lì nella scoperta della sua debolezza, la sua vita è cambiata. Dio nella sua sapienza ha ritenuto di donargli ora che era pronto una grazia nuova e lui ha cominciato ad abbandonarsi in Dio intuendo che tutto viene da lui. Tutte le cose buone che aveva vissuto non erano merito suo ma grazie di Dio, l'essere una brava persona, il lavoro e la salute per lavorare, amare la famiglia, stare in pace con gli altri. Ha cominciato a sperimentare una serenità nuova perché è stato toccato nel cuore dallo Spirito e ha scoperto questa realtà misteriosa ma di cui abbiamo bisogno come e più del pane e dell'acqua. Poi nel giro di diversi anni il figlio ha superato tutti i problemi ma lui ha accompagnato questo percorso con questa pace e questa fiducia nuove nel cuore. E quando tutto si è aggiustato, anche alla grande, lui diceva che avrebbe potuto rovinarsi la vita per una cosa che poi si sarebbe risolta invece la fiducia in Dio lo ha aiutato a rimanere positivo sulle possibilità di soluzione anche umana. Ma al di là di questo la fiducia in Dio gli ha donato di credere che Dio sa come portare avanti la vita di ciascuno con amore e sostenendo ciascuna persona. È un grande dono che ordinariamente matura gradualmente anche quando Dio lo fa quello di credere che Dio ci ama, pensa a tutto per noi, sa come sostenerci e portarci sulla via della vita, e tutto ciò che è buono, cose spirituali, umane e materiali viene da lui e noi possiamo solo collaborare cercando di accogliere la luce che via via lui ci dona. Ma che libertà, che serenità, che fiducia, che gioia, si sperimenta vedendo ogni cosa come grazia di Dio, ora sempre più aperti a tutti i suoi doni, alle sue sorprese, che vengono nel cuore, nello Spirito, nella parola, nei sacramenti, in tutti i doni della fede cristiana ma anche attraverso le persone, le situazioni. Impariamo a parlare con Dio, a chiedergli ogni cosa, godiamo di tante cose che riceviamo mentre prima quando pensavamo di essere noi a ottenerle ci sentivamo magari anche in credito con Dio e non ci godevamo questi doni, li davamo per scontati e frutto delle nostre sole proprie fatiche. Invece nella fede capiamo che possiamo vivere con serenità e semplicità quello che lui ci dà la grazia di vivere, non dobbiamo fare tutto subito ma lasciarci portare sulla via della crescita per mano da Maria e da lui. E così anche intuiamo che lui viene sempre di più perché la grazia non finisce di toccarci il cuore e sulla via del bene tanti problemi si evitano, tanti altri problemi si risolvono, tanti doni vengono, ci sono anche i miracoli e se delle difficoltà nella sapienza di Dio devono proprio restare le viviamo sempre di più in un altro modo. Non ci sentiamo in dovere di fare chissà che cosa ma siamo piccoli e semplici portati gradualmente da Dio verso la vita. E sempre più scopriamo che nel più profondo del nostro cuore il suo piano è anche il nostro vissuto però nel modo migliore per le vie migliori. Per esempio questo papà che voleva portare avanti il suo progetto per le sue vie ha visto che attraverso le vie permesse da Dio il figlio ha fatto una crescita meravigliosa come lui non avrebbe potuto farlo mai crescere e anche lui, il papà stesso, ha sperimentato una vita completamente nuova e tutto uno schiudersi del cuore alle meraviglie della grazia. Il cieco di Gerico nei vangeli rappresenta il giovane ricco di qualche domenica fa' che voleva costruire una vita bella con le sue forze. Ma come anche tutti i santi e profeti biblici ha scoperto che non poteva da solo. E proprio lì, nello scandalo dell'impossibilità, gli si è aperto il mondo della grazia, ha mendicato aiuto da Dio e dalle persone e questa è stata la sua vera forza, il suo vero dono. Questo vangelo della serenità, della semplicità, della fiducia in Dio, mi fa pensare a Maria. Questa ragazza giovanissima che proprio nella sua semplicità di cuore ha imparato a riconoscere la luce serena e piena di buonsenso di Dio e a non farsi ingannare da tante complicazioni, ansie, da tante voci fasulle interne ed esterne e si è lasciata portare da Dio verso la pienezza senza restare bloccata da nessun ostacolo. Ha intuito che il segreto è la misteriosità dello Spirito che accolto sempre più sostiene, riempie il cuore, fa doni, come non si può immaginare. La fede non è un etica, la gioia pur bella di amare con le mie forze ma la grazia del lasciar venire Dio nel cuore. Con semplicità, senza fare chissà che cosa. Il moralismo del dover fare tutto subito meccanicamente ci deviato da questa fede piccola e semplice dove ogni piccola crescita è dono di Dio, e solo lui può farlo. |