Omelia (01-11-2024)
Missionari della Via


Celebrare la solennità di tutti i santi ci fa bene: ci consente di alzare gli occhi al cielo e pensare alla gloria, alla gioia che ora vivono tanti nostri fratelli e sorelle nel cielo, ricordandoci la nostra meta, la nostra chiamata. Infatti «La santità è il volto più bello della Chiesa: è riscoprirsi in comunione con Dio, nella pienezza della sua vita e del suo amore. Si capisce, allora, che la santità non è una prerogativa soltanto di alcuni: la santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano» (papa Francesco). Il Vangelo di oggi ci propone quella che molti definiscono "la carta di identità del cristiano", cioè le beatitudini. Noi cristiani siamo chiamati a proclamare il Vangelo delle beatitudini, a contagiare il mondo con la beatitudine e la speranza che Cristo ci dona. Gesù accosta la beatitudine a tante situazioni, anche dolorose, come il pianto, la sete di giustizia e la persecuzione; il suo intento è indicarci cosa ci rende realmente felici. Se affrontiamo la vita così, mettendo al centro Gesù e scommettendo sulla sua parola, sperimenteremo che Lui ci rende felici e ci consola anche nelle situazioni dolorose. Allora, contageremo il mondo con la gioia dei beati. Abbiamo tanto da fare per somigliare a Dio nostro Padre, ma non ci scoraggiamo, siamo nati per la beatitudine; non la beatitudine del mondo, che è spesso effimera, ma la beatitudine esigente che provoca la ribellione alla comodità, per costruire un mondo di carità e verità, per costruire una vita in comunione con Dio, una vita che guarda a benefici più profondi e reali. Ecco la rivoluzione dell'amore! Esercitiamoci, dunque, nelle piccole-grandi occasioni di ogni giorno, facendo tesoro delle parole di San Pietro:

«Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione» (1 Pt 3,8-9).


«Padre, lei da giovane è stato ribelle?". Oh, sì - rispose il santo -. Da giovane sono stato ribelle e ora continuo ad esserlo. Infatti, non ho voglia di protestare per tutto senza dare una soluzione positiva, non ho voglia di riempire di disordine la vita. Mi ribello contro tutto questo! Voglio essere figlio di Dio, frequentare Dio, comportarmi come un uomo che sa di avere un destino eterno e inoltre passare per la vita facendo il bene che è in mio potere fare, comprendendo, scusando, perdonando, convivendo... Questa è la mia ribellione! Sicché oggi sono più ribelle di chiunque altro. Tu sii molto ribelle, che non è male...» (San Josemaría Escrivà).

LEGGIAMO COSA HA DETTO BENEDETTO XVI SULLA SANTITA'
«Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: "In lui - Cristo - (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità" (Ef 1,4)... La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell'unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua... Come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l'azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma...
Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l'agire con Cristo e di Cristo? Il Concilio Vaticano II precisa; ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta... Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell'anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l'aiuto della grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all'esercizio di ogni virtù... Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli "indicatori stradali" che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l'esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni... Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo. Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell'essere santi. Ecco perché sant'Agostino, commentando il capitolo quarto della Prima Lettera di san Giovanni, può affermare una cosa coraggiosa: "Ama e fa' ciò che vuoi". E continua: "Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene" (7,8: PL 35). Chi è guidato dall'amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore...
Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa, durante l'Anno Liturgico, ci invita a fare memoria di una schiera di Santi.... Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada... i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione... In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi... sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono "indicatori di strada", ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità. Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna...
Vorrei invitare tutti ad aprirsi all'azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore. Non abbiamo paura di tendere verso l'alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore. Grazie».