Omelia (07-11-2024) |
Missionari della Via |
Il Vangelo di oggi è una bellissima presentazione della misericordia di Dio. Anzitutto ci rivela che Egli non si rassegna a perderci e tanto più uno si smarrisce tanto più lo cerca. A noi vien più facile il contrario: cercare e valorizzare di più chi ci vuol bene, o perlomeno chi ci dà ragione o ci sta accanto, piuttosto che amare, cercare e sostenere i riottosi, i ribelli, i lontani. Ci fa bene pensare che il Signore stia cercando con questa premura quella persona che si è allontanata da noi, che ci sta ferendo, che non ci sta capendo... E chiedere che il balsamo della sua misericordia ammorbidisca il nostro cuore. E non solo. Gesù accoglie e si lascia andare a gesti di confidenza fraterna con i peccatori. È come se il candore di Dio si poggiasse in una carbonaia ma non per macchiarsi del peccato altrui, come spesso facciamo noi (tant'è che abbiamo coniato il detto: "chi va con lo zoppo impara a zoppicare") piuttosto per rendere candido anche ciò che è macchiato. Nella comunità lavoriamo per far comprendere che il cristianesimo non è un gruppo elitario di perfetti ma di perdonati, soprattutto per testimoniare e far comprendere che non dobbiamo avere paura della diversità. Qualcuno direbbe che è qualcosa di ovvio incorrere nel peccato, ma spesso non è così ovvio per noi come quando lo guardiamo negli altri: sembra infatti che i peccati degli altri siano sempre più grandi e non giustificabili. Gesù ci insegna a non giudicare mai la persona accogliendo sempre la sorella o il fratello, soprattutto quando è peccatore. Come possiamo rendere quotidiana questa parola di Gesù? Prima di tutto chiedendoci: c'è qualche fratello della comunità che ho deciso di non accettare? Sono accogliente e cerco il dialogo o sono astioso e alzo facilmente i muri del silenzio? Oppure, c'è un parente che mi offende spesso: cerco il dialogo o almeno prego e coltivo buoni sentimenti verso di lui e un po' di compassione per la sua condotta scorretta? Ricordiamoci sempre che chi persiste nel peccato è la prima vittima del male che compie; uno che si perde tanta felicità, non merita rancore e rabbia ma compassione. Gesù ci chiama a rallegrarci quando un fratello si avvicina a Lui, e spesso la via di avvicinamento è la correzione del peccatore. Perciò, Gesù ci insegna la correzione fraterna, che come amiamo spesso dire è prima fraterna e poi correzione, cioè è una indicazione ferma e amorevole dell'amore secondo l'insegnamento di Cristo intrepretato e annunciato dalla Chiesa. Ma non dimentichiamolo: insieme alle parole, la correzione più efficace è l'amore ricevuto specie quando non lo meritiamo. «Non possiamo comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra noi. Se vogliamo presentarci a Lui, dobbiamo anche muoverci per andare gli uni incontro agli altri. Per questo bisogna imparare la grande lezione del perdono: non lasciar lavorare nell'animo il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità dell'ascolto dell'altro, aprire il cuore alla comprensione nei suoi confronti, all'eventuale accettazione delle sue scuse, alla generosa offerta delle proprie» (Benedetto XVI). |