Omelia (08-11-2024)
Missionari della Via


Gesù pone questo amministratore come esempio non per la sua disonestà ma per la sua scaltrezza. Egli infatti si ingegna per assicurarsi il futuro; E vieni? Si fa degli amici condonando debiti, donando agli altri. Prima si è servito disonestamente degli altri per aumentare le sue ricchezze, ora usa le sue ricchezze per servire gli altri, per fare del bene, cosicché un domani qualcuno possa accoglierlo. Gesù ci invita in un certo senso a fare altrettanto: usare le ricchezze, i beni di questo mondo per fare del bene a chi è nel bisogno, perché un domani possiamo essere accolti nel cielo. Infatti, successivamente, al versetto 9 non riportato nel brano di oggi, Gesù dirà: «Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne». È questa "santa scaltrezza" che dobbiamo esercitare: la vera furbizia consiste nel fare del bene con i beni che abbiamo, perché è il donare, è l'elemosina, è la carità che copre una moltitudine di peccati e apre le porte del regno dei cieli! È commovente pensare che: «Sulla soglia dell'eternità Gesù mette i tuoi amici, ed è alle loro mani che ha affidato le chiavi del Regno, alle mani di coloro che tu hai aiutato a vivere un po' meglio, con grano e olio e un briciolo di cuore. La Porta Santa del tuo cielo sono i tuoi poveri. Nelle braccia di coloro ai quali hai fatto del bene ci sono le braccia stesse di Dio. Questa piccola parabola, esclusiva del racconto di Luca, cerca di invertire il paradigma economico su cui si basa il nostro mondo, dove "ciò che conta, ciò che dà sicurezza" (etimologia del termine aramaico "mammona") è il denaro. Per Gesù, amico della vita, invece è la cura delle creature la sola misura dell'eternità. Nessuno può servire due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza. Il culto della ricchezza, dare il cuore al denaro, esserne servi anziché servirsene, produce la malattia del vivere, la disidratazione del cuore, il tradimento del futuro: ami il tuo denaro, lo servi, e allora non c'è più nessun povero che ti apra le porte del cielo, che apra un mondo nuovo» (p. Ermes Ronchi).

Non dobbiamo dimenticarlo; i beni che abbiamo non sono un possesso esclusivamente personale. Ci sono stati affidati perché possiamo vivere bene e aiutare a vivere bene gli altri. Come ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: Nessuno è padrone assoluto dei beni: è un amministratore dei beni. «L'uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri» (n. 2404). Pertanto, papa Francesco spiega: «Ogni ricchezza, per essere buona, deve avere una dimensione sociale. In questa prospettiva appare il significato positivo e ampio del comandamento "non rubare". «La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza» (CCC 2404).possesso è una responsabilità: "Ma io sono ricco di tutto..." - questa è una responsabilità che tu hai. E ogni bene sottratto alla logica della Provvidenza di Dio è tradito, è tradito nel suo senso più profondo. Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare. Questa è la misura per valutare come io riesco a gestire le ricchezze, se bene o male; questa parola è importante: ciò che possiedo veramente è ciò che so donare. Se io so donare, sono aperto, allora sono ricco non solo in quello che io possiedo, ma anche nella generosità, generosità anche come un dovere di dare la ricchezza, perché tutti vi partecipino. Infatti, se non riesco a donare qualcosa, è perché quella cosa mi possiede, ha potere su di me e ne sono schiavo. Il possesso dei beni è un'occasione per moltiplicarli con creatività e usarli con generosità, e così crescere nella carità e nella libertà. Cristo stesso, pur essendo Dio, «non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso» (Fil 2,6-7) e ci ha arricchiti con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). Mentre l'umanità si affanna per avere di più, Dio la redime facendosi povero: quell'Uomo Crocifisso ha pagato per tutti un riscatto inestimabile da parte di Dio Padre, «ricco di misericordia» (Ef 2,4; cfr Gc 5,11).

Che tutto ciò ci aiuti a riflettere seriamente sulla nostra vita, su quanto la nostra conversione stia "toccando anche le tasche", e se davvero ci stiamo facendo degli amici che un domani ci accoglieranno alle porte del regno dei cieli, prestando loro attenzione e cura...