Commento su Ap 7,9.14
Come vivere questa Parola?
Una moltitudine immensa, da ogni tempo e da ogni luogo. Tutti siamo invitati a questo raduno. Scopo della vita è arrivare a farne parte, accogliere la chiamata alla santità che è in ciascuno di noi! La nostra fede ci insegna che tutti siamo predestinati al Paradiso e tutti siamo liberi di scegliere se cercare di accoglierlo già qui sulla terra o se dire di no e mettere al centro non Gesù ma qualcos'altro.
La santità non è un insieme di sforzi sovrumani per meritarci il Paradiso a forza di buone azioni ma è lasciarci prendere in braccio dal Padre, accogliere le ispirazioni dello Spirito Santo, permettere al Cuore del Figlio di vivere in noi con la grazia dei Sacramenti, della Parola e della carità.
Un giorno san Giovanni Bosco ha sognato il suo santo figlio spirituale, Domenico Savio, mentre era in Paradiso e a un certo punto dei loro dialoghi Domenico dà a don Bosco dei consigli per il Cielo che è prezioso leggere.
Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro.
Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei.
Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere anche un solo peccato.
L'8 dicembre 1854, Domenico Savio entrò nella chiesa di san Francesco di Sales, si inginocchiò davanti all'altare dell'Immacolata e si consacrò a lei con questa preghiera.
La voce di San Domenico Savio
Savio mi mostrò un magnifico mazzo di fiori che teneva fra le mani. Vi erano rose, viole, girasoli, genziane, gigli, semprevive o perpetue e in mezzo ai fiori spighe di grano. Me lo porse e mi disse:
- Osserva!
- Vedo... ma non capisco niente, io risposi.
- La rosa è simbolo della carità, la viola dell'umiltà, il girasole dell'obbedienza, la genziana della penitenza e della mortificazione, le spighe della comunione frequente; il giglio indica quella bella virtù della quale sta scritto: Erunt sicut Angeli Dei in caelo: la castità. E la sempreviva o perpetua significa che tutte queste virtù devono durare sempre: la perseveranza.
dalle Memorie Biografiche di san Giovanni Bosco vol. XII, pag. 586-595
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