Omelia (03-11-2024)
don Giampaolo Centofanti
Commento su Marco 12,28-34

Gli ebrei chiamano i dieci comandamenti le dieci parole. È molto bello ciò perché poi Gesù afferma che la Parola è un seme, un dono. Una grazia che come un seme cresce nei modi e nei tempi opportuni nella vita di quella persona cominciando gradualmente a sciogliere nodi e ad aprire strade, con ogni bene. Si tratta dunque di comandamenti nel senso che nella parola vi è una grazia che opera, porta verso la vita, con ogni bene.

Nel capitolo 55 di Isaia Dio dice:

8Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.
9Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
10Come infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore
e pane da mangiare,
11così sarà della parola
uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.

Ecco il moralismo può aver letto questo vangelo come se usasse imperativi, come comandi: amerai, devi amare. Ma il testo greco usa un futuro: amerai, riceverai il dono della fiducia in Dio, nel suo amore e il tuo cuore sarà sostenuto, riscaldato, dall'amore di Dio, con ogni bene. Riceverà con gradualità a misura della tua serena crescita il dono di incamminarsi sulla via della fede, dell'amore, della speranza

Oggi non vorrei dire molte altre parole. Lasciamo che l'amore meraviglioso, di vero cuore, buono, sereno, di Dio entri nei nostri cuori, ci incoraggi e ci porti per mano sulla via della vita.