Omelia (02-11-2024)
don Giampaolo Centofanti
Commento su Giovanni 6,37-40

Don Giampaolo Centofanti (Giampaolo Centofanti blog). La Chiesa come Gesù stesso ha detto ai suoi discepoli nel cammino della storia comprenderà sempre meglio quello che Gesù ha vissuto e ha detto, il suo amore meraviglioso. Con gli ultimi papi la Chiesa ha compreso meglio che la misericordia di Dio manifestata in Gesù è totale, senza condizioni. Per non andare in paradiso bisogna rifiutare tale misericordia. Il purgatorio non è una punizione divina ma la delicatezza con la quale Gesù ci aiuta ad aprire il cuore. Il paradiso non è una vacanza premio ma una vita meravigliosa vissuta col cuore aperto alla grazia.
Talora si può pensare al paradiso come alla pace eterna ma pure come la noia eterna: che farò in cielo con Dio? Ma la fede crescendo ci può fare intuire che lo Spirito già qui sulla terra ci può toccare sempre più il cuore e comunque in paradiso ci farà sperimentare una felicità inimmaginabile perché lo Spirito è molto misterioso.
Cosa mi può aiutare a prepararmi al grande salto dalla terra al cielo? Alla domanda se ci credi in Dio o meno cosa senti di rispondere nella tua serena coscienza? Se la risposta è positiva hai ricevuto il dono della fede. Non si tratta di un ragionamento, né di un'emozione, una volta ricevuto questo dono potrebbero venire dubbi razionali o momenti in cui si sente Dio lontano ma se si torna nella propria coscienza si vede che al di là di tutto la risposta continua ad essere che si crede in Dio. Perché è una luce celeste che tocca il mio cuore a credere. Poi gradualmente si scopre meglio questa luce che ci ama con delicatezza, non ci forza, non ci fa vivere coi sensi di colpa... E vediamo che cercando di accogliere questa luce cominciamo a stare meglio con noi, con gli altri, con la vita... È davvero una luce eterna, divina, che ci tocca il cuore e ad essa possiamo imparare ad affidarci sempre più nel nostro cammino e anche al momento di andare in cielo.
Ma gli affetti resteranno in cielo? Noi vediamo l'amore di Gesù risorto per i suoi discepoli, i nostri cari in cielo ci amano come e più di prima, liberati dai loro limiti e pieni di sguardi benevoli verso di noi. Sguardi liberanti che ci aiutano a crescere con semplicità e buonsenso.
Uno studente universitario mi diceva che il suo bisnonno andato da poco in cielo gli appariva in sogno e lui era molto contento di ciò. Mi chiedeva se erano cose vere. Io gli ho risposto che non vi è bisogno di mettere etichette a queste cose. Se sono cose vere e buone avrebbero portato frutti buoni di crescita in lui, cosa che stava sperimentando. Ma un giorno il giovane viene e mi chiede di aiutarlo a capire se ha commesso qualche peccato perché il parente non gli appare più. Lo ho ascoltato a lungo e poi gli ho detto che forse proprio perché stava crescendo ora non gli appariva più. Il bisnonno lo stava portando forse in una fede più profonda che crede senza vedere. Una fede più intima toccata ancor di più dallo Spirito.