Omelia (01-11-2024) |
diac. Vito Calella |
Tutti chiamati alla santità La forza della comunione con la moltitudine innumerevole dei santi e delle sante... Nella nostra Chiesa cattolica, ogni giorno possiamo ricordare la vita di un fratello o di una sorella che sono stati riconosciuti "santo" o "santa" per le virtù della fede, della speranza e della carità, praticate nella loro vita, nel nome della Santissima Trinità . Nella giornata di oggi vogliamo esprimere tutta la nostra gratitudine per la luminosa testimonianza di questa moltitudine di santi, ma anche per il ricordo della vita di alcune persone significative che abbiamo incontrato nel nostro pellegrinaggio terreno e che ci hanno lasciato quel "profumo" di santità, che ancor'oggi ci emoziona. Oggi la prima lettura è tratta dal libro dell'Apocalisse. L'evangelista Giovanni, ricordando il segno del "Tau" che il servo del Signore tracciò, in visione, sulla fronte di un piccolo resto di abitanti di Gerusalemme, prima di procedere alla distruzione della città (cfr Ez 9,1-11), contempla una moltitudine «di servi di Dio segnati sulla fronte» con il segno della loro appartenenza a Cristo (Ap 7,3). Il numero dei «centoquarantaquattromila» (12x12x1000)" (Ap 7,4) indica simbolicamente un'immensa folla di santi, «che erano avvolti in vesti candide e tenevano rami di palma nelle loro mani» (Ap 7,9b). ). Si tratta di una «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». Le «vesti bianche e i rami di palma delle mani» sono segni di risurrezione e di vittoria; ma questa vittoria si realizza attraverso un'esperienza di tribolazione che associa la vita di questi santi all'esperienza della morte di Gesù in croce: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello» (Ap 7,14). Il sangue dell'Agnello in Ap 7,14c ci ricorda immediatamente Gesù crocifisso, che versò il suo sangue «come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10b). Ma, poiché il sangue, insieme all'acqua, è figura simbolica della vita, può rappresentare anche lo Spirito Santo, cioè la gratuità dell'amore, riversato nel cuore di ogni essere umano, affinché la corporeità viva di questa moltitudine di santi e sante potesse diventare tempio vivo di questa presenza divina, con i suoi doni e i suoi frutti. In questa folla innumerevole di persone ci sono familiari, amici, religiosi, sacerdoti, diaconi, vescovi, che ci hanno lasciato una testimonianza di santità davvero luminosa. Invocare tutta questa moltitudine di santi, chiedere la loro intercessione, sentire la forza di questa comunione spirituale, ci riempie di speranza, rafforza la nostra fede, indebolita di fronte alle difficoltà della vita, e ci incoraggia a perseverare donando ciò che siamo e abbiamo affinché la gratuità dell'amore divino tocchi e trasformi i cuori più induriti di quanti vivono ancora dipendendo dai propri istinti, sentimenti e pensieri egoistici. Chiediamo oggi la grazia di di poter essere parte di questa grande moltitudine di santi e sante, quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, consapevoli e grati della nostra dignità di «figi amati di Dio, saremo simili Gesù Cristo risuscitato e lo vedremo faccia a faccia, così come egli è» (1 Gv 3,2). Per essere inclusi in questa grande moltitudine di santi e sante, c'è una scelta da fare: appartenere qui e ora al regno di Dio, mettendo a disposizione tutto ciò che siamo e abbiamo per la sua realizzazione. Invochiamo incessantemente lo Spirito Santo e l'intercessione di questa immensa moltitudine di santi e sante affinché possiamo scegliere il cammino dell'umiltà e sappiamo perseverare nelle inevitabili persecuzioni a causa della giustizia del Regno di Dio. In questo modo, nel nostro pellegrinaggio terreno praticheremo le beatitudini e realizzeremo la comune chiamata alla santità. Il cammino dell'umiltà per vivere le beatitudini del Regno di Dio... Scegliere la via dell'umiltà è essenziale per essere coerentemente cristiani. Insieme a tutti i santi e sante, che in tanti modi hanno condiviso la loro vita con i poveri sofferenti di questo mondo, chiediamo allo Spirito Santo e alla loro intercessione, di essere come Gesù povero, riconoscendo la radicale povertà della nostra condizione di creature umane. Accogliamo nella nostra vita, come fonte di grazia e occasione di progresso nella santità, il superamento di tutti i lutti che la vita terrena ci offre. Vogliamo perseverare in cammino come "persone in lutto" che, pur piangendo per le inevitabili perdite umane, sentiamo la consolazione della presenza materna della Santissima Trinità, che non ci abbandona mai, soprattutto in queste fasi di sofferenza esistenziale. Le esperienze dei "lutti" della vita ci fanno comprendere la vanità delle idolatrie di questa età moderna: il denaro non salva; il potere della scienza e della tecnologia non è assoluto; la fiducia esclusiva nelle capacità umane è un'illusione. Chiediamo allo Spirito Santo e invochiamo l'intercessione di tutte le persone sante affinché siano come Gesù casto. La castità di Gesù era il suo totale attaccamento alla presenza e all'azione dello Spirito Santo. Impariamo da Gesù la mitezza e l'umiltà del suo cuore, perché anche noi possiamo sperimentare che la vera mitezza corrisponde ad avere un cuore libero da ogni sicurezza e ricchezza di questo mondo, per confidare solo nell'eredità più preziosa che abbiamo, presente in noi: il tesoro nascosto dello Spirito Santo. Che questa sia "la nostra terra", la nostra unica ricchezza per procedere nella vita con fede, speranza e carità, andando controcorrente rispetto alla mentalità di questo mondo. Chiediamo allora allo Spirito Santo e l'intercessione di tutti i santi per poter essere come Gesù obbediente, credendo nella forza salvifica della gratuità dell'amore, anche quando la risposta alla donazione di noi stessi non porta alcun frutto buono e atteso, poiché le forze dell'egoismo umano appaiono più potenti. È allora che, guardando Gesù «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8), vogliamo obbedire anche noi alla volontà di Dio Padre e non rinunciare a credere che «la fame e la sete di la giustizia del Regno» non significano la sconfitta dell'amore, della giustizia e della pace. La vita cristiana è una lotta per vivere le beatitudini del Regno di Dio... La vita cristiana è davvero una lotta costante contro i demoni del nostro egoismo umano, che ci tormentano e perseguitano a livello dei nostri sentimenti, istinti e pensieri. Il nostro "Io" ci porta a considerare gli altri in base ai nostri interessi personali. Pertanto, nei nostri rapporti umani possono prevalere sentimenti di indifferenza verso le persone diverse da noi, verso i più poveri e sofferenti, verso i peccatori, verso chi giace sul ciglio della strada. Sentimenti di tristezza possono prevalere di fronte a fallimenti e conflitti relazionali, innescando reazioni di rabbia e di vendetta. Ma lo Spirito Santo in noi e la forza della comunione con tutti i santi ci spingono ad essere misericordiosi. Il nostro "Io" ci porta a sentire l'attrazione del piacere egocentrico, che è innescato dagli istinti della brama del piacere sessuale, dalla dipendenza dalla gola, cioè dai vizi, e dall'avidità di possesso di beni materiali. Tutto ciò rovina la purezza e la libertà dei nostri cuori, soffocando dentro di noi la forza e l'azione dello Spirito Santo. Ma lo Spirito Santo in noi e la forza della comunione con tutti i santi ci spingono ad essere puri di cuore. Il nostro "Io" ci porta a sentire gli altri come potenziali nemici, e non come ospiti da accogliere con rispetto. Il nostro "Io" ci porta a voler apparire, a entrare in competizione con gli altri per prevalere e dominare, innescando pensieri di orgoglio, ricerca di gloria e fama, arroganza, invidia e gelosia. E tutto ciò mina le relazioni pacifiche e armoniose. Ma lo Spirito Santo in noi e la forza della comunione con tutti i santi ci spinge ad essere artigiani di pace, cercando di appianare relazioni conflittuali, cucendo con pazienza relazioni spezzate e segnate da ferite, incomprensioni, atteggiamenti di dominio e manipolazione degli altri. Noi vogliamo essere «la generazione di quelli che cercano Dio e il Dio d'Israele, cercano il volto del Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo» (Sal 23,6). |