Omelia (02-11-2024)
padre Gian Franco Scarpitta
Pregare per i defunti, vantaggi anche per noi

Nella giornata di ieri siamo stati rassicurati che il paradiso è popolatissimo di anime meritorie, che vivono la pace e la gloria definitiva. Oggi veniamo rallegrati ancor di più, p
perché siamo messi al corrente che esso sarà ancora più popolato in avvenire e che anzi è possibile che tutti i giorni vi si contino nuovo arrivati.
Un Dio amore e misericordia fino all'estremo, veramente innamorato di questa umanità nonostante le sue continue aberrazioni e ostinazioni al male e intento a salvare anche il più reprobo e nefasto degli esseri umani non può che essere indulgente anche oltre la vita presente. Nel suo amore smisurato per l'uomo, non può che concederci un'altra possibilità di santificazione e di salvezza anche nella vita ultraterrena. Ecco che allora ha realizzato una dimensione intermedia fra il premio dei giusti e la retribuzione dell'empio, cioè fra paradiso e inferno, in modo che anche le anime non perfettamente purificate in questa vita possano avere la possibilità di scontare le loro imperfezioni prima di entrare nella gloria. E così prima ancora del paradiso, vi è una dimensione nella quale è possibile purificarsi dalle restanti imperfezioni e dai residuati di colpa, che noi chiamiamo purgatorio.
Certamente, Dio avrebbe potuto anche fare a meno di questa realtà, concedendo direttamente il paradiso anche a coloro che non fossero perfettamente purificati; tuttavia lo splendore della gloria definitiva è incompatibile con la minima imperfezione; lo stato di eterna beatitudine nella comunione con il Signore non può ammettere che vi siano pecchie e limitazioni, ragion per cui è necessario purificarsi anche oltre questa vita. Del resto è anche giusto che il premio eterno vada guadagnato non senza la collaborazione e la buona disposizione ai sacrifici, per cui è conforme a giustizia che ci si debba purificare ancor prima di accedere alla vita piena.
Quando non ci si è potuti salvare direttamente, ci si può sempre salvare come passando attraverso il fuoco, specialmente quando si sarà operato senza che le opere avessero fondamento solido, insomma con imperfezione (1Cor 3, 14 - 15).
Come sia il purgatorio è difficile interpretarlo. Santa Caterina da Genova lo descrive come uno stato in cui ciascuna delle anime vive una condizione di pace e di gioia affinata a un'altra di dolore, come quando una madre ha perduto un figlio e ne ha appena partorito un altro o come quando un padre piange un figlio morto e al contempo si rallegra per altro che è stato promosso ad alte cariche. Questa è la descrizione più plausibile poiché ci ragguaglia di questa realtà come intermedia in tutti i sensi.
Possiamo avere comunque la certezza che, sempre che non abbiano deliberato esse stesse per la morte eterna autoescludendosi dalla salvezza, tantissime anime dei nostri antenati e trapassati, dopo aver attraversato un periodo di purificazione e di ulteriore perfezionamento, una volta mondate sono giunte a godere del paradiso e tante altre vi si aggiungono accanto alle innumerevoli anime di persone elette come i "santi" di cui si parlava nella giornata di ieri.
E c'è di più. Affinché ci si possa purificare dalle pene temporali, la Chiesa ha previsto che i meriti di Gesù, di Maria, dei martiri e di tutti gli eroi della carità e della virtù, possano essere partecipate ai vivi e ai defunti. Ne possono partecipare quindi anche le anime del purgatorio, in modo parziale o plenario e così ottenere una liberazione anticipata da tutte le immondezze che ostacolano l'ascesa al paradiso. Questo è quanto avviene con le indulgenze e con i suffragi.
L'applicazione della S. Messa, nella quale si perpetua l'unico sacrificio di Cristo sulla croce con tutti gli effetti di salvezza verte a vantaggio di tutte le anime purganti, in special modo per quella per cui viene applicata in primis. Le preghiere e le opere di bene dedicate con amore ai nostri defunti possono ottenere il riscatto delle loro imperfezioni oltre che delle nostre. Qualsiasi atto d'amore e di bontà è di sollievo alle anime in via di purificazione.
E' sempre a motivo dell'indiscussa misericordia di Dio che possiamo aiutare i nostri defunti a raggiungere il paradiso con maggiore speditezza e intanto emendare anche noi stessi dalle imperfezioni temporali. E' sempre la sollecitudine del Padre misericordioso, pronto al perdono e alla riconciliazione, a fare in modo che sussistano le condizioni per cui anche nell'altra vita ci si possa mondare con maggiore speditezza e poter così accrescere il numero degli eletti nella dimensione di eternità. E in tutto questo è anche possibile che non perdiamo l'orientamento di comunione dialogica e mutua con i nostri cari, che sono stati comunque sottratti da un ambiente malvagio per essere messi in grado di raggiungere la pace definitiva (Sap 4, 10 - 14).
Sempre la preghiera per i nostri cari defunti e la relazione che con loro siamo chiamati a vivere nella fiducia che essi non ci hanno abbandonati come pure noi li sosteniamo, ci conduce anche a considerare come nelle occasioni di lutto subentri sempre la speranza nella vita, che ci aiuta a proseguire con coraggio e rinnovato vigore le vicende del quotidiano. Pensare all'amore con cui Dio tratta i nostri defunti è anche avere la certezza che lo stesso amore è orientato a noi stessi e supera lo sgomento e lo smarrimento anche nella prova e nel dolore del lutto.
Ancor di più: la preghiera e i suffragi per i defunti aiuta a considerare la morte in relazione alla nostra vita, ai fini di progredire sempre più su questa di bene in meglio per guadagnare sempre più la vera vita già al presente prima ancora che nella dimensione di eternità