Omelia (01-11-2024) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Massimo Cautero Beati perché Santi o Santi perché Beati? Un dilemma che alla stregua del dilemma del prima l'uovo o la gallina sembra irrisolvibile, ma rimane un dilemma e rimane irrisolvibile almeno finché non impariamo a considerare bene le parole di Gesù nel Vangelo di oggi, le beatitudini, inizio del più ampio e magnifico discorso della montagna, o finché non ci mettiamo nei panni di un santo per capirne veramente la forza e la ricchezza che tutti i Santi di tutti i tempi hanno sempre rappresentato. Festeggiare la santità in un mondo che non sa che farsene dei santi e del concetto di santità stessa sembra quasi un paradosso, mai come ai giorni nostri la santità sembra un concetto così distante dalla vita delle persone comuni e, nello stesso tempo, essa è una attrattiva sempre molto forte che induce molti a ricercarne il senso in una persona, un santo od un luogo dove questa santità si è manifestata o ha vissuto. Oggi infatti si ricorre sempre più alle cose "celesti e soprannaturali" nella stessa misura in cui si mettono in dubbio, la Chiesa stessa delle volte sembra schizzofrenica sui giudizi che è invitata a dare sulla santità e sul soprannaturale in genere, anche se rimane sempre il faro che illumina la fede sulle cose e persone sante. In tutto questo panorama può aiutarci a capirci meglio qualcosa proprio il Vangelo delle Beatitudini che oggi leggiamo in questa festa e, nonostante le apparenti contraddizioni che derivano dall'essere chiamati "beati" quando piangiamo, soffriamo e siamo privi di giustizia, essere chiamati "beati" da Gesù in persona è il segno fondamentale che si è sulla strada che porta alla santità, sulla strada giusta all'essere partecipi dell'essere stesso di Dio che è il tre volte Santo, il vertice di ogni santità. Lungi dall'essere una condizione estatica, la beatitudine è alquanto dinamica e perfettamente incarnata nella vita umana, Gesù chiama beati coloro che gemono, soffrono, sperano, piangono, ma non per questi effetti del male e del peccato proprio od altrui, beati perché vivono tutto nella condizione della speranza, nella certezza che Dio non li abbandonerà mai e darà a loro quello che nessun uomo può dare. Si è beati perché si crede, si vive, si è fermi -nonostante tutto- sulla speranza che non delude, sulla la paternità di Dio. "Beato l'uomo che confida nel Signore" (Ger 17,5-8/Salmo 1/Salmo 84, etc) è un concetto fondamentale nelle sacre scritture, ma è ancor più fondamentale capire che chi confida nel Signore possiede tutto: la vita, l'amore, la speranza che è certezza, possiede per questo la Santità di Dio ed è santo lui stesso, il santo possiede ciò che non deluderà mai l'uomo poiché egli non è più un semplice uomo ma ha la coscienza di essere figlio, erede con Cristo, il santo è colui che per la sua beatitudine può attraversare il tempo e la vita terrena senza tirarsi indietro anche di fronte alle difficoltà più grandi e paurose, perché sa chi è, dove sta andando e cosa lo aspetta. Alla domanda che ci ponevamo all'inizio possiamo tranquillamente rispondere: alla Santità si arriva attraverso la beatitudine. Alla santità si arriva, dobbiamo dirlo, seguendo i passi del Cristo che porta la croce ma che trova la sua forza nella beatitudine e nella sicurezza che quella è la strada giusta, la strada della vittoria della vita sulla morte, del Regno di Dio. Portando quella croce che ha generato tutti i santi Gesù guardava la polvere ed i sassi delle strade di Gerusalemme, probabilmente non gli avevano nemmeno detto dove lo stavano costringendo ad andare, il luogo intendo, e forse se lo immaginava ma, sono sicuro, a Lui importava solo arrivare, non sul Golgota ma fra le braccia di quel Padre che attraverso Lui ha riempito il suo giardino, il paradiso, nuovamente di figli, ora santi a cui è bene noi ci rivolgiamo oggi per arrivare anche noi, senza paura di essere chiamati oggi, in questo mondo, "beati" perché piangiamo, abbiamo fame, abbiamo sete, siamo nel dolore, poveri e perseguitati, perché a chiamarci beati non è uno qualsiasi o uno che ci prende in giro, ma colui che sa bene quello che dice e, sopratutto, sa bene e fa bene quello che fa! |