Omelia (02-11-2024) |
don Lucio D'Abbraccio |
Il Signore è mia luce e mia salvezza! Pensare che un giorno dovremo morire non è una cosa brutta, anzi, ci aiuta a vivere bene ogni giorno come se fosse l'ultimo. Certo, è molto difficile abituarci al pensiero della morte che resta per l'uomo un mistero profondo. Tanti sono gli interrogativi che trovano però risposta nella profondità della nostra fede. L'apostolo Paolo, si legge nell'antifona d'ingresso, scrive: «Come Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. E come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (cf 1Ts 4,14; 1Cor 15,22). Ebbene sì! Anche noi un giorno, quando il Signore vorrà, moriremo per poi ricevere la vita eterna. Il cuore della nostra fede, infatti, è la risurrezione della carne. Nel Vangelo abbiamo ascoltato che Gesù dice: «io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Noi cristiani, dunque, non professiamo semplicemente la fede in una vita anonima e iridescente dopo la morte, bensì attendiamo la risurrezione dei morti. Di fatti, è la luce della Pasqua, ossia il mistero di Cristo crocifisso e risorto, a riempire di significato la nostra morte e anche la nostra esistenza. Viviamo e moriamo per Cristo, con Cristo e in Cristo. Tutto è segnato da Gesù e dalla potenza del suo Spirito. La Commemorazione di tutti i fedeli defunti diventa un'occasione propizia, tempo di grazia e di preghiera, di accorata speranza, di meditazione, per approfondire il mistero della morte e del nostro futuro: saremo per sempre con il Signore. Nel giorno della nostra morte, così com'è avvenuto per gli altri defunti, non cadremo nel nulla, non saremo ingoiati dal vuoto, non saremo ombre, bensì «viventi in Cristo Gesù» (cf Rm 6,11), pieni di luce e di splendore dell'amore di Dio, del volto ineffabile del Padre: vedremo - come afferma Giobbe nella prima lettura - Dio, e i nostri occhi lo contempleranno. In questo giorno, in cui la Chiesa ci fa celebrare la Commemorazione dei nostri fratelli defunti ci uniamo, quindi, a loro, che «ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace» (Preghiera eucaristica I), con la preghiera. Essa è un ponte che unisce noi, pellegrini sulla terra, e loro, cittadini del cielo. Invochiamo la Vergine Maria affinché ci aiuti e ci sostenga ad avanzare in questo nostro pellegrinaggio terreno pieni di speranza, a camminare colmi di fiducia, perché la nostra meta è il Signore che è, come più volte abbiamo acclamato nel Salmo responsoriale: «mia luce e mia salvezza». Amen! |