Omelia (14-11-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Fm 1,7-20

Come vivere questa Parola?

Oggi la liturgia ci propone la Lettera di S. Paolo a Filemone. È la più breve fra quelle scritte dall'apostolo; vale la pena leggerla per intero. Secondo l'interpretazione più diffusa ancora oggi, si tratterebbe di una lettera di raccomandazione scritta da Paolo all'amico cristiano Filemone. La possiamo comprendere solo conoscendo un po' la storia. Filemone era un uomo facoltoso, mentre Onesimo era uno schiavo che lavorava per lui e che era fuggito dal padrone probabilmente derubandolo (v. 18). Durante la sua fuga era giunto a Roma e, provvidenzialmente, in una prigione aveva trovato Paolo, al quale aveva raccontato il torto commesso nei confronti di Filemone, suo padrone. L'apostolo aveva parlato ad Onesimo della grazia salvifica di Dio, ed egli si era convertito al Signore. Secondo le vigenti leggi sulla schiavitù, Paolo sapeva che lo schiavo doveva ritornare al suo legittimo proprietario. Essendo però Onesimo diventato un discepolo di Cristo, l'apostolo aveva deciso di scrivere al suo amico Filemone incoraggiandolo a riceverlo come un fratello in Cristo.

Nella lettera, Paolo chiede accoratamente di accogliere, perdonare e riconoscere il nuovo stato di Onesimo come fratello nella fede. In questa vicenda si nota come il cristianesimo riesca a superare le barriere sociali e a cambiare radicalmente le relazioni. Il nocciolo della richiesta di Paolo è che Onesimo deve essere accolto come un caro fratello (v. 16). Nella famiglia di Cristo si è uniti nel suo amore. Nella nostra quotidianità siamo tentati di fermarci al giudizio dell'altro in base al suo vissuto o peggio ancora, in base ai suoi errori. Il credente è chiamato ad accogliere tutti, a prendersi cura di ogni fratello che incontra sulla propria strada, senza ma e senza se. Tutti possono cambiare vita e convertirsi all'Amore.


Donami Signore uno sguardo nuovo capace di vedere in ogni persona un fratello perché Figlio amato da Te.


La voce di un prete

"Io, come cristiano, come faccio a non essere accogliente? E io ti accolgo come sei, come persona, perché ancora prima di essere maschio, femmina, omosessuale o straniero, uno è persona, cioè un soggetto di autonomia. [...] I cristiani, se non sono accoglienti, non dicano che sono cristiani. [...] Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D."

Don Andrea Gallo


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