Omelia (10-11-2024) |
diac. Vito Calella |
Opzione per i poveri e abbandono fiducioso a Dio La testimonianaza luminosa di condivisione e di fiducia in Dio di due povere vedove Siamo rimasti stupiti dalla testimonianza di condivisione e di consegna fiduciosa in Dio data dalla vedova di Sarepta di Sidonia, che accolse e ospitò il profeta Elia, offrendo tutto quel "poco" che aveva in casa, in tempi di carestia. Il profeta Elia, straniero in quel territorio, chiese ospitalità e cibo. La vedova, con un figio orfano a carico, rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo» (1Re 17,12) Con quel piccolo residuo farina e olio preparò il pasto per Elia e confidò nella la Parola di Dio che escì dalla sua bocca: condividendo tutto ciò che aveva per vivere, «la farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra» ( 1Re 17,14b). Gesù si lasciò evangelizzare da una povera vedova, che aveva appena deposto «due monetine, che fanno un soldo» in una delle cassette per le offerte nel tempio di Gerusalemme (Mc 12,42), sapendo che «nella sua miseria, ella offrì tutto il necessario per vivere» (Mc 12,44b). Condivisione e abbandono fiducioso a Dio sono due atteggiamenti che alcune persone sofferenti riescono a testimoniare con semplicità, senza voler apparire, offrendosi a Dio e agli altri, con tutta la loro povertà e con la dignità di sentirsi figlie amate e mai abbandonate dal Creatore, Liberatore e Santificatore di tutte le vite. Due opzioni fondamentali di Gesù: farsi povero con i poveri e obbedire sempre alla volontà di Dio Padre I "lutti" attraversati e assunti e le ingiustizie subite a causa dell'egoismo umano possono portare alcuni poveri sofferenti a fare, a volte senza esserne pienamente consapevoli, le due scelte fondamentali che Gesù stesso fece nella sua esistenza terrena: essere povero, preferendo l'incontro con i più sofferenti, perché «di essi è il Regno di Dio» (Mt 5,3; Lc 6,20; Gc 2,5b) e obbedire sempre alla volontà di Dio Padre, che corrisponde perfettamente all'abbandono fiducioso e radicale di tanti poveri all'azione provvidente di Dio nella loro vita. Questa azione provvidente di Dio nella vita di tutti i poveri e i sofferenti può essere pregata con le parole del Salmo 145: «Il Signore regnerà per sempre» (Sal 145,10a), perché Egli stesso «rende giustizia agli oppressi, nutre gli affamati, libera i prigionieri, apre gli occhi ai ciechi, rialza i caduti, protegge il forestiero, sostiene la vedova e l'orfano, confonde le vie degli empi» (Sal 145,7-9). L'opzione preferenziale per i più poveri e sofferenti e la fiducia in Dio per vincere i demoni della vanagloria e del tornaconto economico Concretamente, l'azione divina provvidente in favore dei poveri si è manifestata nei gesti e nelle parole di Gesù! Continua oggi attraverso le azioni di solidarietà e le parole di incoraggiamento e consolazione di noi cristiani, che, inseriti nel contesto sociale e culturale della nostra gente, siamo membra del corpo ecclesiale di Cristo. Facciamo, individualmente e come comunità cristiana, l'opzione preferenziale per i poveri e lasciamoci evangelizzare da loro! Papa Francesco, nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, al n. 198, scrive: «Per la Chiesa l'opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro "la sua prima misericordia". Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere "gli stessi sentimenti di Gesù" (Fil 2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri intesa come una "forma speciale di primazia nell'esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa".Questa opzione - insegnava Benedetto XVI - "è implicita nella fede Cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci mediante la sua povertà". Per questo, desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro». Gesù si lasciò evangelizzare da quella povera vedova, confermando ciò che era solito pregare, oltre alla preghiera che ci ci insegnò: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Mt 11,25-26 // Lc10,21-22). In contrasto con l'esempio di abbandono fiducioso a Dio e di distacco dal denaro da parte della vedova, Gesù denunciò i demoni della vanagloria e del perseguimento degli interessi economici delle autorità religiose del tempio di Gerusalemme: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa» (Mc 12,38-40). Quella povera vedova forse aveva fiducia nel sistema religioso del Tempio e sperava di ricevere qualche aiuto caritativo. Ma non era proprio così. Per i dottori della Legge, per gli scribi e i farisei ciò che contava era apparire come persone importanti e rispettate e fare affari economici utilizzando anche la Parola stessa di Dio, sfruttando la vita già sofferente delle persone più povere. Ciò non deve avvenire nelle nostre comunità cristiane e nelle nostre relazioni umane, come ci esorta la stessa Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,3-4). Tutto è dono e nulla mi appartiene; se ho, ce l'ho da dare; non cerco di arricchirmi Evangelizzati dai più poveri e sofferenti, ciascuno di noi facendo anche le due scelte fondamentali di Gesù sopra menzionate, chieda al Signore che la forza divina dello Spirito Santo lo aiuti a vivere una vita morale guidata da queste tre frasi: «tutto è dono, nulla mi appartiene; se ho, ce l'ho per dare; cerco di non arricchirmi accumulando denaro e beni per me stesso!» Così facendo, il nostro autentico culto spirituale diverrà uguale all'offerta esistenziale di Gesù Cristo, tutta contenuta nel sacramento dell'Eucaristia. Vogliamo offrire tutto ciò che siamo e che abbiamo a disposizione, per il rispetto e per la vita dell'altro, come fece Gesù morendo sulla croce per la salvezza dell'umanità e dell'intera opera della creazione. Ogni volta che celebriamo insieme l'Eucaristia, «per Cristo, con Cristo e in Cristo» vogliamo associarci a Lui, nostro unico e definitivo sommo sacerdote, il quale «ha distrutto il peccato [del mondo] con il sacrificio di se stesso, offerto una volta per sempre [nella sua morte in croce]» (Eb 9,26), con l'offerta del proprio corpo e del proprio sangue, «per comparire al cospetto di Dio Padre in nostro favore» (Hb 9.24). Così, quando Egli verrà nella gloria per giudicare le nostre azioni, saremo grati di essere annoverati tra i «salvati», cioè tra coloro che «lo aspettano» (Eb 9,28c), perché abbiamo imparato dai più poveri e sofferenti a «riporre la nostra speranza è solo in Dio» (Sal 42,11). |