Omelia (11-11-2024)
Missionari della Via


È inevitabile che qualcuno ci scandalizzi con il suo comportamento: il cuore dell'uomo è un mistero grande di bellezza ma anche di bassezze, e tante volte ci ritroviamo a soffrire a causa di qualcuno che esercita male la sua libertà. Come comportarci se un fratello ci scandalizza? Gesù ci dà due rimedi fondamentali: la correzione fraterna fatta con amore e il perdono dato di cuore. Un buon esercizio di fraternità nella correzione è ripetersi prima di parlare: "Io voglio amare questo fratello!" e soprattutto: "Io sono peccatore come lui!". Infatti non è facile correggere con amore ma è comunque importante farlo, perché chi non corregge il fratello o non viene corretto si smarrisce. Per fare ciò ci vuole una grande apertura mentale; la correzione dovrebbe partire dal cercare di comprendere il perché di un'azione, cosa abbia voluto manifestare quell'azione negativa o le parole negative. Questo richiede di saper ascoltare deponendo ogni giudizio previo. Quindi, se opportuno, correggere l'azione, cercando di non lasciare mai una persona corretta senza un abbraccio o un gesto di affetto. Il cristiano vero, dal canto suo, è una persona che sa accogliere la correzione, perché il suo obiettivo non è primeggiare o non sbagliare mai, ma conformarsi all'amore di Dio. E dato che quest'ultimo è immenso, e la maturazione avviene nel tempo, sa essere umile nel riconoscere che deve fare molto per crescere nel cammino di sequela di Gesù. Il cristiano vede nella correzione e nel chiarirsi con il fratello una possibilità di farsi santo, non un segno di fallimento della comunione, al contrario un segno di comunione profonda e matura. È bello vedere cristiani che si correggono e si perdonano, sanno combattere contro quella antipatia nutrita verso l'altro che li fa permanere nel rancore, obbediscono nel poco per imparare ad essere fedeli nel molto. Infatti, per perdonare bisogna avere un cuore magnanimo, cioè grande, a volte così grande da contenere anche un torto grandissimo e doloroso. I santi quando venivano corretti, anche ingiustamente, accoglievano l'altro con docilità spiegando la loro intenzione, non perché erano sciocchi o masochisti, ma proprio perché erano santi e vedevano oltre, non erano chiusi nell'ottusità e nella presuntuosità. La vera persona dalla mente aperta è l'umile, colui che sa perdonare, sa vedere le cose con occhi di Dio, sa chiarire, sa giustificare, sa chiedere e dare il perdono, sa liberarsi dai rancori per essere felice. I superbi invece, proprio perché hanno una falsa proiezione di sé e una incapacità ad accogliere il limite personale, non riescono ad accogliere la povertà dell'altro, pensano che per l'offesa ricevuta l'altro non sia sicuramente pentito o che il suo pentimento non è abbastanza esplicito o riverente. Insomma, i superbi di "super" hanno solo il loro io; cerchiamo di non imitarli, impariamo dai santi, impariamo da Gesù.

«Il "prestare attenzione" al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo. Nella Sacra Scrittura leggiamo: «Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s). Cristo stesso comanda di riprendere il fratello che sta commettendo un peccato (cfr Mt 18,15). Il verbo usato per definire la correzione fraterna - elenchein - è il medesimo che indica la missione profetica di denuncia propria dei cristiani verso una generazione che indulge al male (cfr Ef 5,11). La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale, quella di «ammonire i peccatori». È importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all'atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato da spirito di condanna o recriminazione; è mosso sempre dall'amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello. L'apostolo Paolo afferma: «Se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1). Nel nostro mondo impregnato di individualismo, è necessario riscoprire l'importanza1 della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santità. Persino «il giusto cade sette volte» (Pr 24,16), dice la Scrittura, e noi tutti siamo deboli e manchevoli (cfr 1 Gv 1,8). È un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore. C'è sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi» (Benedetto XVI).