Omelia (14-11-2024) |
Missionari della Via |
In questo passo evangelico, Gesù parlando del Regno dei cieli venuto già in mezzo a noi, parla di silenzio, di discrezione, di umiltà e di sofferenza. Davanti a tali parole, noi ammalati di chiasso, distratti da tante cose, come possiamo scorgere Gesù che passa nella nostra vita in modo discreto? Sant'Agostino a tal proposito diceva: "Signore ho paura che tu passi nella mia vita e io non me ne accorga!" Il rischio di non accorgerci del passaggio di Gesù nella nostra vita dovrebbe inquietarci. Spesso preghiamo, chiediamo segni "a destra e a manca", ma non ci rendiamo conto che l'ingresso di Gesù nella nostra vita avviene nel nascondimento e nell'umiltà. Dio parla al nostro cuore, attraverso la sua parola e le mozioni dello Spirito Santo, ma sa coglierle solo chi coltiva l'intimità con Lui. Anche gli avvenimenti della vita ci parlano, ma spesso li lasciamo correre come se fossero una serie di cose a caso. Eppure, come diceva Einstein, quante volte il "caso" è la firma di Dio in incognito! Di san Francesco è detto che sapeva cogliere la volontà di Dio da una foglia che cadeva. Fa riflettere, no? Inoltre, Gesù ci parla anche di sofferenza. Questo ci dice che camminare con Lui non significa non avere problemi, anzi, andremo incontro a persecuzioni, ma la promessa di Gesù è certa: Egli, che vive nascosto in coloro che lo hanno accolto, un giorno verrà, e verrà nella gloria, e coloro che lo hanno accolto e seguito parteciperanno alla sua gloria! Pertanto, perché un giorno possiamo parteciparvi, iniziamo dal partecipare alle sue sofferenze, vissute e offerte per amore. Anziché lamentarci e piangerci addosso, viviamo le piccole-grandi difficoltà di ogni giorno come occasioni per offrire "un fiore" a Gesù: il fiore profumatissimo del sacrificio non sofferto ma offerto per amore. E allora sì che il buon profumo della vita santa regnerà in noi e si diffonderà attorno a noi! «Ma tu sei cristiano? Sì! Tu credi in Gesù Cristo? Sì! Tu credi nei sacramenti? Sì! Tu credi che Gesù è lì e che adesso viene qui? Sì, sì, sì! E, allora, perché non vai ad adorarlo, perché non vai alla messa, perché non fai la Comunione, perché non ti avvicini al Signore, affinché il suo regno "cresca" dentro di te? Del resto, mai il Signore dice che il regno di Dio è uno spettacolo. Certo, è una festa, ma è diverso! È una festa bellissima, una grande festa. E il Cielo sarà una festa, ma non uno spettacolo. Invece, la nostra debolezza umana preferisce lo spettacolo. Ed è quanto accade, a volte, nelle celebrazioni di alcuni sacramenti, in particolare alle nozze. Tanto che viene da domandarci: Ma questa gente - non so se questo succede qui, ma io penso alla mia terra - è venuta a ricevere un Sacramento, a fare festa come a Cana in Galilea, o è venuta a fare lo spettacolo della moda, del farsi vedere, della vanità? Così la nostra è una tentazione continua: non accettare che il regno di Dio è silenzioso. Ma, dice Gesù nel Vangelo di Luca, il giorno che farà rumore, lo farà come la folgore che, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo: così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno, il giorno che farà rumore, ma prima è necessario che Egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione. Del regno di Dio, dunque, è parte anche la sofferenza, la croce; la croce quotidiana della vita, la croce del lavoro, della famiglia, la croce di portare avanti bene le cose, questa piccola croce quotidiana, il rifiuto. Chiediamo al Signore questa grazia di curare il regno di Dio che è dentro di noi e in mezzo a noi nelle nostre comunità: curare con la preghiera, l'adorazione, il servizio della carità, silenziosamente» (Papa Francesco). |