Omelia (21-11-2024) |
Missionari della Via |
Dominus flevit. Il Signore pianse. Sì, Gesù, alla vista della città di Gerusalemme, pianse su di essa dicendo: «se avessi compreso anche tu in questo giorno quello che porta alla pace ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi». Il pianto di Gesù su Gerusalemme esprime il suo amore frammisto a dolore per la città e per i suoi abitanti. Gesù piange su Gerusalemme perché non lo ha riconosciuto, non ha accolto il suo messaggio di amore e di salvezza e quindi per la sua chiusura, per il suo peccato e le sue amare conseguenze. Ieri come oggi Gesù pianse. Oggi piange attraverso gli occhi di tanti che soffrono a causa della guerra, di coloro che cercano di offrire aiuti, preghiere, che tentano di intessere trame di pace. E noi sappiamo piangere? Se sì, per che cosa? Ad esempio, davanti al peccato del fratello, al torto che ci ha inflitto, per cosa ci dispiacciamo: per il danno subito? Ruminiamo per il dispiacere che ci ha recato, o riusciamo a piangere per il male che si sta facendo? A tal proposito sono mirabili le parole di san Francesco d'Assisi: «Dice il Signore: "Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano]". Infatti, veramente ama il suo nemico colui che non si duole per l'ingiuria che quegli gli fa, ma brucia nel suo intimo, per l'amore di Dio, a motivo del peccato dell'anima di lui. E gli dimostri con le opere il suo amore». Chiediamo dunque al Signore di non dover piangere per la durezza del nostro cuore, (sono già tanti i problemi che in questa vita siamo chiamati ad affrontare!), di non giudicare con disprezzo gli altri che sbagliano ma, come Gesù, piangiamo su di loro, sul male che stanno scegliendo e che per primi si stanno infliggendo. Chiediamo la grazia di addolorarci, chiediamo il dono delle lacrime sincere vedendo un fratello che si perde o rischia di perdersi. Piangiamo per i nostri peccati e per quelli degli altri, non per le sciocchezze di questo mondo che passa. Pensiamo ai tanti esempi di mamme sante, come ad esempio santa Monica, mamma di s. Agostino, santa Rita, ed altre che hanno capito che per un figlio si piange principalmente se si sta a perdere per l'eternità! E io: "per che cosa piango?" «Signore insegnaci a non amare (solo) noi stessi, a non amare soltanto i nostri, a non amare soltanto quelli che amiamo. Insegnaci a pensare agli altri, ad amare quelli che nessuno ama. Signore, facci soffrire della sofferenza altrui. Facci la grazia di capire che ad ogni istante, mentre noi viviamo una vita troppo felice, protetta da Te, ci sono milioni di esseri umani, che sono pure tuoi figli e nostri fratelli, che muoiono di fame senza aver meritato di morire di fame, che muoiono di freddo senza aver meritato di morire di freddo» (Raoul Follerau). |