Omelia (27-11-2024) |
Missionari della Via |
La verità della predizione di Cristo è testimoniata dalla storia: le persecuzioni per i cristiani iniziarono subito dopo la morte di Gesù e perdurarono, a intermittenza, fino al 300, quando vennero meno grazie all'imperatore Costantino, convertitosi al cristianesimo. Solo per dirne qualcuna, gli apostoli vennero catturati e messi in carcere (cf At 4,1-3; 5,18; 8,3; 12,4); Paolo e Sila vennero bastonati (cf At 16,22-23); Paolo venne condotto nel tribunale del re Agrippa II (cf At 26,1), del procuratore Gallione a Corinto (cf At 18,12) e di Festo a Cesarea marittima (cf At 25,1). E dopo di loro, fino ad oggi, moltissimi altri. Ma queste persecuzioni furono, sono e saranno delle feconde opportunità per testimoniare la fede, per annunciare Gesù senza preoccuparsi di cosa dire: egli stesso dà sapienza e linguaggio per difendersi e soprattutto per testimoniare la fede in Lui. E, come disse Tertulliano, «il sangue dei martiri è seme dei nuovi cristiani». Sì, la testimonianza offerta nella persecuzione è come un seme potente piantato nel cuore dei persecutori, fecondato dalla rugiada dello Spirito Santo. Basti pensare al martirio di santo Stefano; egli morì, conforme a Gesù, pregando il Signore di non imputare ai suoi uccisori questo peccato. Il giovane Saulo era lì, che assisteva a tutto ciò. Dopo poco tempo, vivrà una potente conversione, certamente preparata dalla testimonianza di Stefano. Pensando a ciò, potremmo chiederci se viviamo così le piccole-grandi persecuzioni: chissà se sopportiamo pazientemente chi ci prende in giro o ci offende per la nostra fede, cercando di rendere ragione con mansuetudine e fermezza. Chissà se chiediamo al Signore la forza di essere saldi, senza abbandonarlo e senza volgerci indietro nell'ora dell'incomprensione. Chissà se sul posto di lavoro riusciamo ad andare controcorrente, quando la mentalità comune chiede di cedere alla menzogna, all'interesse sporco, al favoritismo. Chissà se siamo disposti a soffrire un po' per la verità... Chiediamo al Signore che ci aiuti a farlo, sapendo che dietro a quella santa sopportazione c'è non soltanto la nostra salvezza, ma anche quella di coloro che, non sapendo ciò che fanno, ci perseguitano. «Ama la verità; mostrati come sei, e senza infingimenti, paure e riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio» (san Giuseppe Moscati). |