Omelia (28-11-2024)
Missionari della Via


La profezia di Gesù su Gerusalemme si realizzò nel 66-70 d.C. quando la città fu distrutta dai romani. Tra questo avvenimento e il ritorno nella gloria del Signore, accadranno molte cose, non solo brutte e sconvolgenti ma anche belle. Quest'arco di tempo, che non sappiamo quanto durerà, è tempo di grazia, di vita, di conversione. Concretamente, è anche l'oggi che Dio ci dà da poter vivere, dono del suo amore e irripetibile occasione per amare. Perciò il primo pensiero di oggi è sul vivere bene il tempo presente. Quante volte lo sprechiamo, cercando passatempi e dispersioni che in realtà ci tolgono ore preziose che non torneranno mai più indietro. Non sprecare il tempo non significa vivere nevroticamente, ma assaporare attimo per attimo, cercando in ogni cosa la volontà di Dio; che sia pregare, lavorare, parlare con qualcuno, fare le pulizie, rilassarsi, riposare... Come ricorda il libro del Qohelet: «Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo» (Qo 3,1). Come a dire: c'è un tempo per ogni cosa; ciò che conta è andare al ritmo giusto, non essere "fuori tempo" rispetto alla realtà, a ciò che qui ed ora sono chiamato a compiere. È un po' come il musicista, chiamato a seguire sullo spartito le indicazioni di tempo, per seguire il ritmo giusto. Perciò necessitiamo di sapienza e discernimento non solo per non "perdere tempo", ma per non accelerare i tempi quando questi chiederebbero pazienza oppure, viceversa, non rallentarli quando questi sarebbero già maturi per una scelta! Il secondo pensiero è sulla seconda parte del Vangelo: al ritorno di Gesù nella gloria l'intero creato "sussulterà e tremerà". Questo modo di parlare, tipico del genere letterario apocalittico di quel tempo, vuol rappresentare in qualche modo la signoria di Cristo e la gloria della sua venuta, che non sarà più nella debolezza della carne ma nella gloria di Dio. E Gesù dice a noi suoi discepoli: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Ecco la frase centrale: in questa frase si rias-sume la speranza della Chiesa, la nostra speranza. Per noi cristiani che amiamo il Signore, la sua venuta sarà un evento di gioia! Così come l'incontro con Lui nell'ora della morte, al di là della repulsione e della paura che può suscitare il momento in sé della morte, sarà una gioia! Certo, sarà una gioia nella misura in cui lo abbiamo co-nosciuto, frequentato, amato. Potremmo dire che sa morire bene chi ha saputo vivere bene, chi sa di non andare incontro ad uno sconosciuto ma al suo Signore! E non solo: uniti a Gesù, anche quegli avvenimenti duri, come una malattia, una tribolazione interiore o una difficoltà improvvisa, diventano un'occasione di crescita e un segno della sua presenza. Proprio in quei momenti, Gesù ci dice: "coraggio, alza il capo, ci sono io! Abbi fiducia, la liberazione è vicina". Sì, proprio in quegli avvenimenti il Signore ci viene incontro, come il più tenero dei padri e la più dolce delle madri, che al vedere il suo piccolino a terra che piange, non lo lasciano solo ma gli vanno incontro per risollevarlo in un caldo abbraccio. Coraggio, dunque, tu che soffri, tu che gemi, tu che speri, tu che lotti contro il peccato, tu che attendi fiducioso, alza il capo, perché la tua liberazione è vicina!

Esulteranno allora tutte le piante dei boschi, alla presenza del Signore, poiché egli viene: viene a giudicare la terra» (Sal 95, 12). È venuto una prima volta e verrà ancora. La prima volta è venuto con la sua presenza nella Chiesa... per bocca dei suoi evangelizzatori e ha riempito l'universo. Non opponiamo resistenza alla sua prima venuta, per non dover temere nella seconda... Cosa farà, allora, il cristiano? Si servirà del mondo, ma non diverrà schiavo del mondo. Cosa significa? Pur avendo le cose, si comporterà come se non le avesse. Così dice l'Apostolo:... «Quanto al resto, fratelli, il tempo è breve... coloro che comprano, siano come se non conservassero avidamente; e coloro che usano delle cose del mondo, come se non ne usassero. Passa, infatti, la figura di questo mondo, e io vorrei che voi foste senza preoccupazioni (1Cor 7,29-30): Chi non ha preoccupazioni aspetta sereno la venuta del Signore. Difatti, che sorta di amore abbiamo per Cristo se temiamo che venga? E non ce ne vergogniamo, fratelli? Noi l'amiamo ed abbiamo paura che venga. Ma l'amiamo per davvero? O non amiamo, per caso, più che non Cristo i nostri peccati? Ebbene, odiamo i peccati, e amiamo colui che verrà... «Allora esulteranno tutte le piante dei boschi dinanzi al volto del Signore, poiché egli viene»... È venuto una prima volta: verrà in seguito a giudicare la terra, e troverà colmi di gioia coloro che hanno creduto alla sua prima venuta» (S. Agostino).