Omelia (17-11-2024)
padre Antonio Rungi
Tra fine del tempi e inizio dell' eterno

Il Vangelo della trentatreesima domenica del tempo ordinario ci presenta il discorso escatologico che Gesù fa ai suoi discepoli in un contesto di preparazione a ciò che sarà la fine del mondo. Certo Gesù non vuole indicare un tempo preciso ed esatto in cui questo avverrà, ma chiaramente vuole preparare i suoi discepoli ad affrontare anche la sfida di un termine dell'esistenza terrena in prospettiva dell'eternità. Leggiamo Infatti nel testo del vangelo di Marco che in quel tempo Gesù si rivolse ai suoi discepoli con queste parole: "in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte." È un quadro veramente drammatico, allucinante, angosciante che Gesù presenta in questi versi iniziali del testo del Vangelo di questa domenica. Perché Gesù fa questo discorso? Perché vuol preparare i suoi discepoli all'impatto con l'esperienza della fine del mondo e del giudizio universale. C'è poi un motivo più semplice che sta nel fatto che egli vuole preparare i suoi apostoli e anche i suoi discepoli futuri alla sfida di accogliere il Figlio di Dio, la sfida della fede che si deve ingenerare nel cuore dei credenti, per affrontare la vita di tutti i giorni, ma anche e soprattutto per prepararsi all'eternità. Leggiamo infatti nel brano del Vangelo che "allora vedranno il! Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria". Quindi Gesù vuole informare sul suo secondo e definitivo avvento sulla Terra. Dopo il primo avvento celebrato nel suo Natale, nel mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio nel grembo verginale di Maria, vuole in qualche modo far predisporre il cuore di tutti i suoi discepoli e anche dell'intera umanità ad accoglierlo nel secondo e definitivo ritorno sulla terra per giudicare i vivi e i morti. Infatti aggiunge, il brano del vangelo di Marco, "che Egli (cioè il Signore) manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dalle estremità della terra fino all'estremità del cielo e ci sarà l'assemblea universale dei chiamati di Dio alla salvezza eterna". In altri termini è il Giudizio Universale che ci sarà di certo, quando il Signore verrà a giudicare, come recitiamo nel Credo, i vivi e i morti. Poi Gesù utilizzando un'immagine molto comune nell'ambito della fioritura e anche dell'esperienza dell'estate che avanza, porta questo esempio dalla pianta di fico: "Quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina". È vero, lo sappiamo benissimo, quando c'è il germoglio del fico significa che il caldo avanza e la stagione estiva entra nell'esperienza della vita di ognuno di noi. Si gusta o sopporta il caldo, si pensa alle ferie e divertimento. "Così anche voi" dice Gesù: "Quando vedrete accadere queste cose (chiaramente fa riferimento a quello che ha detto in precedenza) sappiate che egli è vicino, è alle porte. In altri termini rapportando il discorso alla fioritura del fico Gesù dice effettivamente che è prossima la venuta del Signore che viene per giudicare i vivi e morti. Si parla del suo secondo avvento. In verità poi aggiunge il Signore che non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Di quale generazione egli parla? Certamente non è rapportato al tempo della sua presenza sulla terra. Ogni generazione è sempre questa generazione. Infatti la terminologia usata qui chiaramente fa riferimento all'esperienza che ognuno di noi fa, perché fa parte di una generazione, di un tempo ben preciso e possiamo ben dire che ogni tempo è sempre il tempo della fine del mondo. Non c'è un tempo preciso in cui possiamo dire questo è il tempo ultimo come spesso, purtroppo, sentiamo dire dalle persone che prevedono il futuro, addirittura stabiliscono anche il giorno e la data della fine del mondo, della trasformazione di questo mondo. Gesù conclude tutti i discorsi escatologici con queste belle parole che sono di conforto e soprattutto di interpretazione di quello che è detto in questo brano: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". In fondo quando utilizza questa terminologia Gesù ci vuol far capire che tutto ciò che egli ha detto non passerà, perché non è una parola di uomo, è una parola di Dio, e la parola stessa di Dio. È il Verbo fatto carne che parla, comunica e trasmette le verità di fede che sono sempre valide, non passeranno. Ciò che il Signore ci ha detto anche in questo brano del Vangelo, ci mette in allerta, in quanto aggiunge: state attenti a non essere previdenti, a non essere maghi, a non essere indovini. Per quanto attiene quindi la fine del mondo nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, nel Figlio, eccetto il Padre. La conoscenza terminale e finale di quello che è creato e tutto ciò che è creazione è stato posto in essere da Dio stesso. È pur vero, bisogna dire la verità che ci ritroviamo in un tempo molto difficile, tra guerre, ingiustizie e cattiverie, tante violenze, tanti cataclismi, tanti fenomeni naturali di scombussolamento del Creato che si potrebbe pensare giustamente ad una fine imminente del mondo. Ma a causare questa fine del mondo non è Dio, ma l'uomo stesso che si fa artefice della costruzione e della distruzione di quella casa comune, come la definisce Papa Francesco, che è la Terra. Prestiamo attenzione a quanto detto da Gesù in questo brano evangelico ed agiamo di conseguenza.