Omelia (25-12-2024)
don Michele Cerutti
Custodia e responsabilità

Una situazione difficile con una persecuzione che si fa sentire già nelle prime ore della nascita del Re della pace e nello stesso tempo due genitori con una responsabilità di custodire la vita che è stata consegnata per donarla al mondo.
Questa è l'icona che ci viene consegnata in questa domenica successiva al Natale denominata della Santa Famiglia.
Un dipinto quello fornito dal Vangelo a cui attingere da sempre, anche oggi che ci vengono consegnati modelli sempre diversi.
Quanto bisogno abbiamo in questi tempi di guardare alla Famiglia di Nazareth e comprendere che l'esempio proposto è intramontabile anche se ci viene detto che se lo affermiamo pubblicamente può essere sotto la minaccia di una denuncia perché può offendere chi ha fatto altre scelte.
Giuseppe e Maria con il bambino Gesù ci indicano la responsabilità di tenere viva questa consegna.
Dio è entrato nella Storia con questa via e non con altre e non bisogna aver vergogna o paura di affermare questa verità.
Lo stile di custodia nella reciprocità è lo sfondo di tutti i tre brani che la liturgia della Parola ci propone.
Il rispetto dei figli nei confronti dei genitori e il rispetto dei genitori nei confronti dei figli è il principio affermato con forza.
Giuseppe è l'icona di questo discorso. Rimane un modello ancor oggi in un contesto in cui la paternità sembra conoscere una crisi e questo comporta che a entrare in crisi è la stessa istituzione familiare.
Il padre "legale" di Gesù ha assunto subito dopo alcuni tentennamenti iniziali la responsabilità dell'aiutare a portare avanti il progetto di Dio pur essendo anche poco incomprensibile all'inizio.
Mi piace pensare a quei padri che anche oggi vivono con fedeltà l'impegno dell'accudire le prime settimane di vita dei loro figli.
Un amico mi parla di come è impegnativo alzarsi di notte per riuscire a far riaddormentare la bambina che non ha ancor un mese.
Questo è difficile a volte, ma comprende la responsabilità da un lato, e alla fatica si unisce la gioia dall'altro, di una vita che muove i suoi primi passi.
Giuseppe lo vediamo nel Vangelo si trova anche le ostilità del male che vuole a tutti i modi disfarsi del piccolo Gesù vedendo in questi una minaccia.
Il padre terreno del re della Pace non è mai da solo sempre illuminato da Dio e dai suoi messaggeri.
La paternità è in crisi oggi perché a essere in crisi è la fede quando si lascia Dio fuori dalla porta di casa vediamo i risultati spaventosi che ne derivano.
Il male agisce con la sua forza e la dimostrazione è l'aumento delle notizie di cronaca, dove mariti uccidono e feriscono le mogli e viceversa, ma anche quelle non scritte sui giornali si possono toccare con mano nelle nostre comunità, anche se si tendono a nascondere.
Custodire il dono consegnato nella vocazione matrimoniale si realizza solo se lo si alimenta nella fede ogni giorno.
Giuseppe e Maria una volta espresso il loro fiat hanno dovuto rinnovarlo in mezzo alle fatiche.
Se passiamo in rassegna i brani evangelici che riguardano l'infanzia ci accorgiamo in mezzo a quante spine i tre sono dovuti passare, ma consci del fatto che il loro compito è stato consegnato da Dio non si sono arresi.
Lo stesso vale nel matrimonio che è una vocazione suggellata dal Sacramento e come tutte le vocazioni nasce da un'intuizione divina allora occorre non sottrarsi da questa responsabilità di farci guidare.
Il rischio è quello invece di trovare soluzioni molto umane dove i genitori si mettono allo stesso piano dei figli e non sono capaci di educarli.
Qualche giorno fa una parente mi raccontava come il figlio andando a giocare a calcio si era scontrato con un compagno di squadra e i genitori di quest'ultimo avevano perfino utilizzato minacce di morte.
Dalla liturgia della Parola di oggi recuperiamo quello stile di fede e di responsabilità che debbono essere l'unica e vera bussola nel condurre il tessuto familiare non vi sono altre scorciatoie o vie più semplici da compiere.