Omelia (11-06-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Matteo 10, 7-13 Andare in missione è ancora oggi il grande ideale della Chiesa, un ideale che coinvolge tutti, chi va e chi resta. La predicazione apostolica riprende e continua gli annunci di Gesù e del Battista, cominciando dal regno dei cieli. L'annuncio è fatto con la parola (v.7), con le opere di bene (v.8a) e con la testimonianza della vita (vv.8b-10). La predicazione è il momento prioritario. La lieta notizia dev'essere anzitutto ascoltata e conosciuta per trovare risonanza nel cuore dell'uomo. Ma il vangelo è soprattutto una proposta di bene: per questo dev'essere tradotto in opere di salvezza (esorcismi e guarigioni). Matteo elenca alcune norme che costituiscono lo stile missionario. La prima di esse è la povertà. Il discepolo di Cristo dona se stesso gratuitamente: è la povertà più vera e più profonda. Questa povertà si esprime nell'accontentarsi dello stretto necessario (v.9) e nel coraggio (che è fede) di affidare anche il problema di quel poco alla provvidenza di Dio. La ragione di questo comando riguardo alla povertà non è detta, ma scaturisce dal contesto evangelico. Nel discorso della montagna viene annunciato il regno ai poveri (Mt 5,3) e i discepoli sono invitati a reprimere le eccessive preoccupazioni terrene facendo affidamento sulla bontà del Padre celeste (Mt 6,25-34). Ma più ancora conta l'esempio di Gesù che vive in mezzo alla sua gente senza sapere dove posare il capo (Mt 8,20). Il missionario non può avere un comportamento diverso da quello del suo maestro (Mt 10,24) e difforme dal contenuto del messaggio che annuncia. La povertà e il distacco dalle preoccupazioni materiali sottolineano l'urgenza dell'evangelizzazione. Chi è totalmente assorbito dall'annuncio del messaggio cristiano non può trascinarsi dietro bagagli né preoccuparsi di faccende materiali e pecuniarie. Il missionario evangelico deve presentarsi agli uomini spoglio, umile e penitente come è richiesto dal discorso della montagna. In qualunque città o villaggio arriverà, l'apostolo dovrà farsi indicare qualche persona degna presso la quale prendere alloggio (v.11), cioè un luogo che non susciti pettegolezzi che renderebbero vana la predicazione. Augurare la pace significa comunicare la totalità dei beni promessi da Dio, cioè il regno dei cieli che si realizza in Gesù. |