Omelia (24-11-2024)
padre Paul Devreux


Oggi è la festa di Cristo Re, che chiude l'anno liturgico. Ma cosa intendiamo per re? Se intendiamo uno potente e ricco, che si fa rispettare con la forza delle armi, non parliamo di Gesù. Se invece per re intendiamo uno che è al servizio del popolo, disposto ad impoverirsi pur di arricchirci, allora si, parliamo di Gesù.
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Gesù fa questa domanda, perché come ho detto prima, se la domanda parte da Pilato, sottintende una regalità potente, come la sua. Se parte dai giudei, allora si tratta di una regalità al servizio del popolo.

Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Ecco il classico impianto accusatorio. Pilato parte dal presupposto che se Gesù gli è stato consegnato, sicuramente ha fatto qualcosa di male. Ma Gesù non sente il bisogno di difendersi. Dice semplicemente la verità.
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Questo non significa che Gesù sta parlando di un regno che si trova altrove o in un'altra dimensione. Ne che ha dei servi pronti a combattere per lui in un altra mondo. Quando dice che il suo regno non è di quaggiù o di questo mondo, intende dire che il suo regno non è secondo la mentalità di questo mondo, perché risponde a dei criteri e dei valori che non sono quelli di quaggiù, perché sono quelli di Dio. Infatti sta parlando di un regno costruito sul servizio e sull'amore gratuito.
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Gesù è testimone perché ha visto il Padre, ed è venuto a descrivercelo. La verità è la rivelazione che lui ci fa dell'amore gratuito di Dio per l'uomo. In oltre è la possibilità che riceviamo seguendolo e ascoltandolo di diventare uomini umani e non più belve, amando e servendo, come lui.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». E io che faccio? Lo scelgo come re e guida della mia vita, ascoltando e mettendo in pratica i suoi insegnamenti, o preferisco altri modelli di vita? Ma questa è una domanda assurda, che solo chi non lo ha conosciuto può fare. Io preferisco dire semplicemente: "Signore grazie per la tua disponibilità a farmi da re, guida e sostegno per la mia vita".

Buona festa.