Omelia (24-11-2024)
Agenzia SIR
La Grande Beffa di Dio

Oggi, ultima domenica dell'anno liturgico, celebriamo la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. Questa festività fu introdotta da Papa Pio XI nel 1925, in un periodo storico segnato dalle difficoltà e dalle turbolenze del primo dopoguerra. Pio XI era convinto che solo la proclamazione della regalità di Cristo su tutti i popoli e le nazioni potesse garantire la pace. Con la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, la festività è stata collocata alla fine dell'anno liturgico, come sua naturale conclusione.
Il testo del Vangelo è tratto dal racconto di Giovanni sull'interrogatorio di Gesù davanti a Pilato. La narrazione si sviluppa attorno al tema della regalità di Gesù. Al centro del racconto troviamo la parodia dell'incoronazione regale di Cristo, con la corona di spine e il mantello di porpora, messa in scena dai soldati. La terminologia "re/regno/regalità" compare ben quattordici volte nell'intero racconto, con un'ulteriore occorrenza riferita a Cesare. Tale regalità è rivendicata da Gesù, usata sarcasticamente da Pilato e dai soldati romani, e rifiutata dai Giudei.
Questa raffinatezza letteraria giovannea presenta l'episodio come una vera e propria "epifania", ovvero una rivelazione della regalità di Cristo. Va sottolineato, inoltre, il senso di libertà che Gesù comunica nell'intero racconto, contrapposto all'incertezza e alla paura di Pilato. Alla fine, il giudicato si rivela essere il vero Giudice (Gv 19,8-11).
In questo modo si compie quanto affermano i Salmi: "Si fanno beffe di me quelli che mi vedono" (Sal 22,8); "Ma tu, Signore, ridi di loro, ti fai beffe di tutte le genti" (Sal 59,9); "Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro [...]: "Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna"" (Sal 2,4-6). San Paolo, riflettendo sull'agire di Dio nella vita di Gesù, conclude: "Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti" (1 Cor 1,27). La risurrezione del Re Crocifisso rivela ciò che era nascosto ai nostri occhi: il Signore regna dal trono della croce!
Il nostro desiderio (non tanto segreto) di "sederci su un trono" (di qualunque genere sia) appare, agli occhi di Dio, una triste farsa. Tutti abbiamo un qualche potere sugli altri: per ruolo sociale, lavorativo, comunitario, ecclesiale... Come lo esercitiamo? La regalità del cristiano, ricevuta nel battesimo, è una regalità di servizio, che libera e umanizza.
Gesù si presenta davanti a Pilato come il Testimone della verità: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità". Peccato che la liturgia abbia omesso dal brano del Vangelo la reazione di Pilato a questa affermazione di Gesù: "Che cos'è la verità?". È la scorciatoia che spesso prendiamo anche noi, proprio per non aprirci a una verità scomoda. Preferiamo relativizzare tutto per giustificare una verità di comodo.
Che cos'è la verità? Cosa avrebbe risposto Gesù a Pilato? "Io sono la Via, la Verità e la Vita!" (Gv 14,6). Cos'è la verità? È "la trasparenza dell'amore!", risponde Maurice Zundel, teologo e mistico svizzero (1897-1975).
Come possiamo vivere e onorare la regalità di Cristo? Diventando trasparenza dell'amore di Dio nel mondo che ci circonda.

Commento di padre Manuel João Pereira Correia, mccj