Omelia (24-11-2024)
don Michele Cerutti
Viva Cristo Re

Tutte le volte che Gesù si interfaccia con il potere iniziano i guai.
I magi nel Natale, guidati da una stella, vanno verso Betlemme chiedono informazioni nel palazzo di Erode e svegliano in questo tiranno i sentimenti di odio e di paura perché nasce in lui la convinzione che questo Re di cui si parla è venuto togliere i Regni umani.
La parabola storica di Gesù segna la sua chiusura nel palazzo di Pilato.
I Giudei sanno benissimo che se paventano il pericolo di un Re che si affaccia sulla scena della Palestina i romani vengono in soccorso e lo fanno fuori.
Il gioco è molto semplice e questo ostacolo alla tradizione giudaica viene rimosso.
Da Risorto Gesù inquieta ancora i regni umani e allora la strategia che si adotta è di tentare di addomesticare i cristiani riconoscendo il Cristo, ma attribuendo a lui logiche molto umane per riuscire a gestire il potere secondo i propri schemi.
Quante volte vediamo politici sbandierare la fede e poi su temi etici come il fine vita o il suo inizio, come le politiche sulla famiglia, aprendo a un discorso più ampio e nello stesso tempo distorto, sull'immigrazione, sui carcerati o altre categorie, si cercano giustificazioni alle proprie idee supportandole con motivazioni religiose.
Il potere umano poco centra con la logica divina.
Il primo cerca di emergere e sopraffare mentre il secondo si pone nella logica del servizio.
Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù.
Gesù ci offre in questo versetto del Vangelo di oggi la logica sottostante al regno divino che non è quello di emergere con la forza, ma di introdursi nel mondo per condurci a una gioia senza fine nella vita eterna.
Allora non è esibizione di muscoli, non è potenza, non sono troni, corone regali, ma entrano in gioco un grembiule e una brocca d'acqua per lavare i piedi, una mangiatoia per entrare nel mondo, una Croce sul quale appendersi per morire e lavare con il sangue il peccato dei propri fratelli.
"Perché temi Erode il Signore che viene? non toglie i regni umani, chi dà il regno dei Cieli". Lo cantiamo nell'inno della Liturgia delle Ore in Epifania.
Lo possiamo traslare anche a Pilato questo interrogativo e lo possiamo estendere a tutti i governanti preoccupati di conservare il potere.
State tranquilli non è questo di sovvertire l'ordine umano il fine della regalità di Cristo.
Guardando invece a Gesù stesso tutti invitati a vivere la regalità di cui Lui ci rende partecipe mettendoci a servizio l'uno dall'altro.
Vale per i governanti chiamati a responsabilità vale per tutti perché abbiamo bisogno di versarci vicendevolmente.
Ci aiutino i Santi sovrani che la Chiesa ci propone ad attingere dal loro esempio modelli di servizio. Penso a Stefano d'Ungheria, Luigi IX di Francia, Ferdinando di Siviglia, Isabella d'Aragona. L'elenco prosegue e speriamo di vedere anche tra qualche anno Baldovino di Belgio, il re che abdicò per un giorno piuttosto di firmare la legge sull'aborto.
Ci aiutino i martiri messicani e tra questi il piccolo San José Sanchez del Rio, che mi viene sempre alla mente ogni volta, che viviamo questa ricorrenza liturgica, perché è l'esempio più bello di fedeltà a Gesù che ho conosciuto in quel film "Cristiada" che è difficile trovare in televisione, in DVD o sui social.
Questo piccolo martire davanti a chi lo invitava a salvarsi la pelle rinnegando la fede preferì dire le parole della sua condanna: Viva Cristo Re.