Omelia (25-11-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Commento su Luca 21,1-4 Il cammino della fede non consiste in un fare cose ma in un graduale imparare a lasciarsi portare dalla grazia, un graduale, nella grazia, aprire il cuore. Dunque non è questione di quantità, di apparenze ma di intenzioni del cuore. Così un ateo può stare vivendo con profonda fedeltà a Dio perché cerca di vivere il bene che veramente ha ricevuto dal cielo il dono di comprendere mentre un cristiano potrebbe andare in chiesa, svolgere opere di carità ma non corrispondere pienamente alla grazia ricevuta. Per questo San Paolo insegna a considerare gli altri superiori a sé stessi. Non si tratta di falsa modestia, perché San Paolo non poteva pensare di essere complessivamente meno maturo di un bambino di 5 anni o di un alienato ma San Paolo sapeva bene che quel bambino è quella alienato potevano a modo loro essere molto più vicini di lui a Dio. Ma ancora di più su questa via intuiamo che non ha senso fare paragoni, perché ognuno per tutta l'eternità vivrà le graduali tappe della sua crescita verso una sempre nuova pienezza di vita in Dio, con gli scatti in avanti che Dio solo sa come e quando far compiere. Pensiamo a Sant'Agostino che fino a 30 anni è stato un donnaiolo e in due anni è diventato un santo. |