Omelia (04-12-2024) |
Missionari della Via |
Gesù, mosso a compassione per la folla che stava con Lui ormai da tre giorni, e che non avevano ormai nulla da mangiare, provoca i suoi discepoli: li porta a mettersi in gioco, li conduce ad avere i suoi stessi sentimenti di compassione, che ancora non hanno, preoccupandosi delle esigenze di questa grande folla che si è preoccupata più di stare con Lui che di mangiare. Così, anche a noi, oggi Gesù domanda: «quanti pani avete?», cioè: cosa sei disposto a donare dei tuoi beni, del tuo tempo, della tua vita? Tutti quanti viviamo un po' di paralisi collettiva! Occhi chiusi alla sofferenza che ci circonda, piedi incapaci di muoversi verso gli altri, braccia incrociate incapaci di abbracciare, mani chiuse incapaci di donare e accarezzare, cuore indurito incapace di amare! Quante durezze ancora ci sono da sciogliere. Chiediamo al Signore di saperle vedere, si sapercene dispiacere; e preghiamolo affinché possa cambiare il nostro cuore, rendendolo, anche grazie ai nostri "sì", un po' più simile al suo! «La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. A noi viene richiesta quell'attenzione particolare che ci porta ad accorgerci dello stato di sofferenza e bisogno in cui versano tanti fratelli e sorelle... A volte passiamo davanti a situazioni di drammatica povertà e sembra che non ci tocchino; tutto continua come se nulla fosse, in una indifferenza che alla fine rende ipocriti e, senza che ce ne rendiamo conto, sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l'animo e sterile la vita. La gente che passa, che va nella vita senza accorgersi delle necessità degli altri, senza vedere tanti bisogni spirituali e materiali è gente che passa senza vivere, è gente che non serve agli altri. Ricordatevi bene, eh? Chi non vive per servire, non serve per vivere» (Papa Francesco, Udienza 30 giugno 2016). |