Omelia (06-12-2024)
Missionari della Via


Quanto desiderio di guarire vi è in questi due ciechi! Seguono Gesù, lo chiamano, gli si avvicinano, lo supplicano, lo riconoscono come Figlio di Davide. E Lui domanda: «Credete che io possa fare questo?». Sembra una domanda quasi scontata ma non lo è! Quante volte noi ci siamo ridotti al tal punto da non credere più a ciò che di bello il Signore può compiere nella nostra vita! Quando i nostri desideri spesso non vengono esauditi crediamo che Dio non ci ami, che Lui sia sordo alle nostre richieste; ma non sarebbe il caso di iniziare a pensare che quello che chiediamo non rientra nella volontà di Dio? Che quello non è il nostro vero bene? O che perlomeno non è ancora il tempo? Quante volte lasciamo vincere in noi lo scoraggiamento, quando invece dovremmo dire al Signore: "Signore guarisci la mia cecità, tipica di chi non sa guardare con i tuoi occhi, di non aprirmi a ciò che di soprannaturale, di chi non sa scorgere un bene più grande, dietro un tuo silenzio". La nostra fede compie un salto di qualità quando smettiamo di considerare il Signore come un "distributore di grazie a pagamento", dove inserisci la preghiera e ti viene dato tutto ciò che chiedi! No, nella vita non è così. Quando mai le cose sono andate come noi abbiamo sperato! Chiediamo allora al Signore occhi nuovi, occhi purificati dal collirio delle lacrime, occhi di chi sa scorgere, anche nella sofferenza, il punto di incontro con il Signore, perché è spesso lì che lo incontriamo, nel punto più basso della nostra vita dove Lui è venuto a prenderci!

«Il primo miracolo è accorgerci di essere ciechi. È la cecità di chi cerca un'illuminazione, cioè una luce nuova attraverso cui vedere se stesso, la propria storia e gli altri. Gesù ci dona questa luce nuova, ma non attraverso illuminazioni strane, bensì cambiando i nostri occhi. Il cristianesimo non è ricevere cose nuove, ma vedere in maniera nuova le stesse cose perché ciò che è cambiato, che è guarito è il nostro sguardo. Chi ha questo tipo di guarigione vede esattamente come vede Cristo, diversamente è ostaggio del buio delle proprie paure, delle proprie ferite, dei giudizi che gli suscita l'Accusatore nel cuore» (don Luigi M. Epicoco)