Omelia (15-12-2024)
Missionari della Via


Oggi è la terza domenica di Avvento, quella che viene chiamata la domenica della gioia. La Chiesa, nella sua sapienza, ci ricorda che questo tempo di attesa è anche tempo di gioia perché andiamo incontro a Cristo Signore. «Vedete, esistono notizie consolanti e notizie che salvano. La salvezza che mi porta il Signore, non passa per quello che mi aspetto e che mi consola subito. No, la salvezza è qualcosa che mi fa crescere, è un cammino. La buona notizia non è che un problema mi viene spostato per poco tempo, ma che viene risolto fino in fondo. Noi dobbiamo ricevere questa buona notizia, non una pausa, ma qualcosa che risolve veramente la nostra vita: questo ci porta il gaudio!» (don Fabio Rosini). Noi abbiamo bisogno di accogliere il Signore, Colui che è la nostra gioia. Noi abbiamo bisogno di Colui che dona senso alla nostra vita, abbiamo bisogno di Colui che ci dona la vera vita!

Del Vangelo di oggi vogliamo cogliere due aspetti: iniziare ad operare la giustizia e accogliere il Signore che viene a purificarci.

Il Battista proclama un battesimo di conversione, un battesimo che permette di porsi davanti al Signore per poterlo accogliere. Perciò in molti vanno da Lui a chiedergli che cosa devono fare: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha... chi da mangiare faccia altrettanto... non pretendete di più... non maltrattate». Queste parole del Battista sono un'esortazione al dovere. È come se il Signore, attraverso di lui, ci dicesse che in noi vi è un'apertura al bene. Noi possiamo operare una giustizia che non è ancora il pieno l'amore di Dio, ma ciò che ci predispone ad accoglierlo. Noi possiamo iniziare a vivere bene, a operare la giustizia, a non maltrattare. In ognuno di noi vi è questa possibilità. La predicazione del Battista si colloca al primo livello della conversione: non fare il male per arrivare al bene. A volte vorremo andare in India ed essere la nuova madre Teresa, vorremo andare a predicare in povertà in giro per il mondo ed essere il nuovo s. Francesco, vorremmo fare chissà quante belle cose, ma poi non siamo capaci o non vogliamo fare ciò che ci tocca fare: aiutare quelli che abbiamo vicino, aprirci al perdono, non coltivare sentimenti di rancore, non essere maldicenti... Ma come possiamo donare tutta la nostra vita, se prima non siamo capaci di operare la giustizia, se non smettiamo di fare il male? Allora cominciamo a smettere con il male, sforziamoci a compiere qualche opera di giustizia, e così facendo arriverà di più.

Il secondo aspetto è che il Signore, con la sua venuta, ci purifica, ci libera, ci spoglia da tante cose inutili. Infatti Giovanni Battista dice che viene uno più forte di lui, uno che può fare molto di più, e questi è Cristo Gesù. È Lui che battezza in Spirito Santo e fuoco: «Egli Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Giovanni Battista usa questa analogia: parla di questa pala, di questo ventilabro che serviva per arieggiare il frumento e liberarlo dalle scorie, per dirci che il Signore viene a liberarci dalle nostre scorie, dalle nostre zavorre. Noi abbiamo tanta paglia, parte di noi che non è vita che deve essere gettata via. Ecco, noi non siamo capaci di fare tante cose, ma possiamo accogliere il Signore perché questi possa iniziare a togliere le tante scorie inutili che vi sono nella nostra vita e insegnarci ad amare.