Omelia (19-12-2024) |
Missionari della Via |
Zaccaria, che svolgeva le sue funzioni di sacerdote al Tempio, sperimenta la difficoltà nel credere all'impossibile che Dio può operare! Colui che doveva essere ancora più vicino al Signore, ha un momento di incredulità davanti all'annuncio dell'angelo: che Elisabetta, sua moglie, sterile e avanti negli anni avrebbe avuto un figlio! Certo, quest'annuncio era qualcosa di veramente grande e una persona poteva anche avere difficoltà a credere a tutto ciò, ma noi? Davanti a Dio che porta la vita dove non c'è vita, come viviamo la nostra fede nelle difficoltà che attraversiamo? Quante resistenze abbiamo noi nel credere che Dio può far rifiorire la nostra vita! Non siamo forse anche noi spesso increduli? Per questo oggi ci domandiamo: quali sono le cose che ci opprimono? Abbiamo forse perso la speranza? Certo, la speranza è anche lasciarsi deludere da Dio che sembra non ci ascolti, non esaudendo le nostre richieste, ma la speranza certa è che Dio non ci abbandona mai. Egli, spesso, ci conduce per dei sentieri che noi non avremmo mai voluto umanamente percorrere, eppure sono i sentieri che ha tracciato, non per risolverci momentaneamente un problema ma per donarci qualcosa di molto più grande! «Zaccaria era rimasto muto perché non aveva creduto all'annuncio dell'angelo. Ha chiuso l'orecchio del cuore e da allora ha perso la parola. Non ha ascoltato, e ora non ha più niente da dire. Indicazione che mi fa pensoso: quando noi credenti, noi preti, smarriamo il riferimento alla Parola di Dio e alla vita, diventiamo afoni, insignificanti, non mandiamo più nessun messaggio a nessuno. Eppure il dubitare del vecchio sacerdote non ferma l'azione di Dio. Qualcosa di grande e di consolante: i miei difetti, la mia poca fede non arrestano il fiume di Dio» (p. Ermes Ronchi). |