Omelia (25-12-2024) |
Missionari della Via |
Auguri! Oggi è Natale e noi vogliamo fare il Natale, non solo festeggiarlo. Fare il Natale del Signore è accogliere in terra le sorprese del Cielo. Vivere il Natale è lasciarsi scuotere dalla sua sorprendente novità. Il Natale di Gesù non offre solo luccichii, regali, cibi, case riscaldate, fare Natale è farsi percorrere da quel brivido divino che scuote la storia: Dio si è fatto bambino per noi! Dal Vangelo di questo Natale vogliamo cogliere tre parole: accoglienza, gioia e pace. La prima parola è accoglienza. Gesù non è stato accolto da tutti, ieri come oggi. Questo bambino nasce nella povera Betlemme, non a Gerusalemme; non in una casa, ma in una grotta; non in un comodo letto ma in una mangiatoia, rifiutato persino dai suoi familiari. «Per loro non c'era posto nell'alloggio». È il dramma dell'indifferenza, dei soprusi dei potenti. Il Natale che vogliamo fare ci dona tanta vera gioia, ma se vissuto in modo meno superficiale e consumista, uscendo dalle nostre case in festa per cercare il piccolo Gesù, ancora oggi disperso nelle strade, nascosto nel cuore di anziani soli, di ammalati bloccati a letto, di persone sole, abbandonate, di uomini umiliati dalla povertà, rinchiusi in disumani campi-profughi, schiacciati dalla violenza. Almeno a Natale dovremmo pensare al desiderio di Dio: ogni uomo che nasce dovrebbe avere un posto accogliente in cui sentirsi amato e delle fasce che lo avvolgano vincendo il freddo dell'indifferenza. Se per il Bambino di Betlemme non c'era posto tra gli uomini, per noi c'è e ci sarà sempre un posto nel cuore di Dio, di quel Dio che restituisce dignità e bellezza ad ogni uomo, anche se noi, ancora oggi, poniamo creature venute dal cielo nel letame di una stalla, o nei secchi degli ospedali dopo averli uccisi nel grembo, nelle guerre e nei tanti posti affamati a causa della nostra opulenza. «Senza l'amore, senza Dio, l'uomo sperimenta l'inferno in terra perché "l'inferno è dovunque non c'è Cristo» (Paul Claudel). La seconda parola è la vera gioia che Egli dona a chi l'accoglie. «[L'angelo disse ai pastori] Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Quale gioia questa nascita! La luce è venuta nel mondo; il Signore ci ha visitato dall'alto come sole che sorge. La vera gioia viene dall'alto, nasce dall'essere visitati. Non è una visita qualunque, piuttosto una visita che mi porta un dono: la salvezza di Cristo Signore. Egli mi porta la vera gioia che, se accolta, scaccia dalla mia vita la tristezza nella quale mi sono inabissato nel vivere le tante gioie false ed effimere di questo mondo, che non hanno mantenuto le loro promesse. No, noi non siamo nati per vivere quella gioia effimera che il mondo ci propone, ma per vivere nella gioia cristiana, che resta e ci accompagna in tutte le difficoltà della vita. È la gioia pasquale, così chiamata dagli orientali, che ci dice che ogni situazione, per quanto sia difficile e dolorosa, non contiene mai la parola fine, perché l'ultima parola è di Cristo Salvatore. In Lui ci viene annunciata quella pienezza, quella salvezza che noi in posti sbagliati abbiamo cercato, ma che solo Dio ci poteva e ci ha dato. La terza parola è pace. «"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama"». La gloria di Dio che è nel più alto dei cieli si riveste di umanità, scende su questa terra per portare la vera pace agli uomini che egli ama. Questa pace è donata a tutti perché egli ama tutti. Questo annuncio non è un appello alla buona volontà degli uomini, ma annuncio gioioso dell'amore e della benevolenza di Dio per noi. Egli ci ama non perché siamo bravi ma perché siamo figli. Quante volte, vivendo non come figli ma come orfani, abbiamo cercato di risolvere da soli tutti i problemi che si sono presentati davanti a noi, pensando che, risolto ciò, avremmo avuto un po' di pace. E quando mai ciò è accaduto! Quando mai non vi sono problemi nella vita. La pace che Gesù porta sulla terra non è pace come assenza di problemi, ma pace nei problemi, perché Egli è la nostra pace, perché sappiamo che ogni situazione, per quanto difficile possa essere, non è mai l'ultima parola, perché Lui che è la pace, la gioia, l'amore, la vita, la risurrezione è con noi. Solo dopo aver contemplato l'amore, la benevolenza, la buona volontà di Dio verso di noi, possiamo occuparci anche della nostra buona volontà, cioè della nostra risposta, della nostra accoglienza a Colui al quale ci si offre. C'è pace nella nostra vita, c'è pace nel mondo? Diamo gloria a Dio con la nostra vita? Oh, come vorrei che fossero smentite queste parole di Gandhi, anche se mi rendo amaramente conto che spesso, troppo spesso, sono vere: «Quando sento cantare: "Gloria a Dio e Pace sulla terra" mi domando dove oggi sia resa gloria a Dio e dove sia pace sulla terra. Finché la pace sarà una fame insaziata a finché non avremo sradicato dalla nostra civiltà la violenza, il Cristo non sarà nato». Quanto desidererei che ogni uomo smentisse queste parole, quanto desidererei che ogni uomo dicesse con la propria vita: ecco, Cristo è nato nella nostra vita, perché vogliamo che la luce di Cristo, la pace di Cristo, risplenda attraverso di noi in questo mondo che si è dimenticato che Dio è nato ed è morto per noi! Questa non è utopia, questo, malgrado tutto, avviene in tanti cuori, questo avviene in tanti posti, questo è quello che vogliamo avvenga per noi in questa notte. Buon Natale a tutti, buon Natale del Signore! |