Omelia (27-12-2024) |
Missionari della Via |
Oggi, giorno in cui celebriamo la festa di san Giovanni apostolo, contempliamo un Vangelo Pasquale. Maria di Magdala si reca al sepolcro ma resta smarrita di fronte alla pietra ribaltata dal sepolcro. Pensa che qualcuno abbia rubato il corpo di Gesù e corre dai discepoli mossa dal timore che sia successo qualcosa di irrimediabile. Alle parole e alla corsa di Maria di Magdala, segue la corsa dei due discepoli che si recano al sepolcro vuoto. Pietro entra nel sepolcro ma non comprende, Giovanni entra e, al contemplare il sepolcro vuote e le bende posizionate in un determinato modo, «vide e credette». Vede una tomba vuota e crede che il Signore è Risorto! Oh, sublime sapienza di Dio! Nulla di miracolistico e appariscente, niente fuochi d'artificio. La fede pasquale di Giovanni non nasce dal contemplare semplicemente una tomba vuota; questa, infatti, può far anche pensare al trafugamento del corpo del Signore. Vi è qui qualcosa di più profondo. È illuminante infatti uno dei versetti successivi: «essi infatti non avevano ancora compreso le scritture!» Ecco, le scritture, solo esse, danno e rafforzano la fede pasquale. Tutti gli eventi che viviamo dovremmo essere capaci di leggerli alla luce della Parola di Dio, come Giovanni che legge quella tomba vuota alla luce della Parola. È questa, dunque, che ci aiuta a comprendere il senso più nascosto di tante cose a prima vista insignificanti e oscure. Per questo domandiamoci quanto il nostro agire sia illuminato dalla Parola di Dio, quanto questa sia lampada ai nostri passi, bussola del nostro cammino. Perché allora la nostra fede sia una fede salda e non evanescente e superficiale, non dimentichiamo queste parole di san Girolamo: «l'ignoranza delle scritture è l'ignoranza di Dio!» «L'atto di entrare nel sepolcro da parte di Pietro e poi del discepolo amato ha una valenza simbolica. Noi entriamo, durante la nostra vita, in numerosi luoghi di morte (lutti, separazioni, abbandoni, fine di relazioni e di amicizie, incomunicabilità) e lasciamo anche entrare la morte in noi, divenendo noi un luogo di morte per gli altri (chiusura egoistica, arroganza, abuso, violenza, manipolazione, indifferenza). La fede nella resurrezione, consente di entrare nelle situazioni di morte guardando oltre la morte e vivendo la resurrezione, ovvero amando o cercando di amare come Cristo ha amato e, soprattutto, credendo al suo amore per noi» (Luciano Manicardi). |