Omelia (28-12-2024) |
Missionari della Via |
Oggi contempliamo il Vangelo dei Santi Innocenti martiri, bambini uccisi dalla folle pazzia di Erode che aveva un solo scopo: uccidere il Bambino Gesù, il re dei Giudei, che lui pensava fosse un pericoloso concorrente al trono. Erode non comprendeva che il trono di Gesù sarebbe stata la croce, che il suo regno non era di questo mondo, che Gesù era venuto non per detronizzarlo ma per salvarlo. Ma quando il cuore di un uomo è albergato dal desiderio di potere, di invidia, di gelosia, tutti gli altri per lui diventano nemici, vede complotti da tutte le parti, persone che congiurano contro di lui, per cui questi sono da eliminare, da terrorizzare, da distruggere in maniera abusante, sfruttando il proprio ruolo di potere non per servire, ma per asservire. Giuseppe, all'annuncio dell'angelo (inerente il rischio che correvano a causa della follia di Erode), senza nessuno indugio si mise in cammino con Maria e il piccolo Gesù. Chissà lo stato d'animo di Giuseppe e Maria, e chissà lo stato d'animo di tanti genitori che vivono la paura, l'ansia a causa di un pericolo o per una grave malattia dei loro figli! Anche la fuga travagliata di Giuseppe e di Maria fu vissuta magari con ansia nella paura di essere raggiunti o spiati. Per loro la metà finale fu un paese straniero e sconosciuto, lontano da tutto ciò che era a loro familiare. E lì avrebbero dovuto dimorare fino ad una nuova parola di Dio. La data di ritorno rimase vaga: «resta lì fino a quando non te lo dirò». Certezza del ritorno, sì, ma i tempi di Dio erano oscuri a Giuseppe: quanto tempo dovremo restare qui? Quando potremo tornare? Ecco, tutto ciò portava il segno della provvisorietà e la necessità dell'affidamento. Ma Giuseppe e Maria avevano una visione soprannaturale delle cose che stavano accadendo, per cui sapevano leggerle alla luce del compimento del disegno di Dio. Noi, invece, quante volte non sappiamo attendere: vorremmo tutto e subito, e quando certe cose non si realizzano come e quando avremmo voluto, siamo subito pronti a pensare male di Dio e a lasciarci prendere dallo sconforto. Chiediamo la grazia di un abbandono fiducioso nelle mani del Padre, che non significa un'inerme passività, ma speranza che si apre alla certezza che Dio conduce la storia anche attraverso gli eventi non subito chiari, o persino negativi, o che ci arrecano dolore, che sfuggono alla nostra comprensione... Sì, il nostro Dio, onnipotente nell'amore, opera anche lì, ci conduce anche lì verso la meta, verso il porto sospirato. Impariamo dunque da Maria e Giuseppe a saper attendere e tendere sempre verso il Signore e la sua santa volontà. «Gesù Bambino. Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell'amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell'egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l'ombra degli attuali Erode. Davvero tante lacrime ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino! Cari fratelli e sorelle, che lo Spirito Santo illumini oggi i nostri cuori, perché possiamo riconoscere nel Bambino Gesù, nato a Betlemme dalla Vergine Maria, la salvezza donata da Dio ad ognuno di noi, ad ogni uomo e a tutti i popoli della terra. Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio, si faccia sentire in tanti cuori che soffrono guerre, persecuzioni, schiavitù. Che con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell'indifferenza, nella globalizzazione dell'indifferenza. Che la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l'odio in amore e tenerezza. Così potremo dire con gioia: "I nostri occhi hanno visto la tua salvezza"» (papa Francesco). |