Omelia (24-11-2024)
padre Gian Franco Scarpitta
Il Regno e la verità

Si è giunti alla chiusura di un anno liturgico e fra poco se ne intraprenderà un altro. Per volere di Pio XI nel 1925 a fare da spartiacque ogni volta a questi due Anni è la Solennità di Cristo Re dell'Universo, che ci rammenta che lo stesso Cristo Figlio di Dio incarnato, assoggettato e umiliato davanti agli uomini, vessato da persecuzioni e ostilità, crocifisso, risorto e asceso al Cielo è pur sempre il Dominatore assoluto del cosmo e padrone della storia. Colui che abbiamo visto predicare nel tempio o in riva al mare quasi schiacciato dalle folle, esercitare l'amore e la misericordia specialmente verso i poveri e gli ultimi, che abbiamo visto operare prodigi,, segni e miracoli soprattutto a favore dei deboli e degli indifesi e proclamare solennemente le Beatitudini come nuovo programma di vita, è il Signore e Re indomito, al quale si sottomettono tutte le creature e nel quale si ricapitola ogni cosa (Ef 1, 10).
Proprio il Cristo che l'anno liturgico ci ha fatto contemplare umiliato e sottomesso, dopo la Resurrezione è stato innalzato da Dio al di sopra di ogni potestà e di ogni altra creatura che a lui è sottomessa (Fil 1, 20 - 23). Cristo è infatti "immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura e per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose... Tutte le cose sono state fatte prima di lui e tutte sussistono in lui (Col 1, 15 - 18) e pertanto ogni realtà creata deve riconoscenza e onore a Cristo come a Dio Padre, essendo stati entrambi cooperanti nella creazione e poi nella sussistenza di ogni cosa. Ne deriva che Gesù Cristo è Dio egli stesso accanto al Padre e allo Spirito Santo, il vero Dio e la vita eterna (1Gv 5,20) e la sua divinità è esaltata e venerata universalmente. L'essere Dio comporta appunto che egli sia anche Dominatore assoluto del cosmo e di ogni realtà, quindi il Re dell'Universo. Il termine "Cristo", corrispondente all'ebraico "Messia", vuol dire del resto "unto", cioè consacrato. Nell'Antico Testamento venivano unti (consacrati) i sacerdoti, i profeti, ma soprattutto i monarchi come nell'esempio del grande Davide, che venne unto con olio. Un po'per volta ci si pose nell'aspettativa di un Messia salvatore universale che avesse tutte le caratteristiche del vero re. Chi è questi? Appunto Gesù l'Unto del Padre, il Cristo al quale appartiene la regalità in quanto è egli l'Atteso Messia dalle generazioni.
In cosa consiste però tale regalità di Gesù Cristo? Non in un sistema dispotico o coercitivo e neppure in una delle tante forme di governo oggi esistenti. Diceva Gesù stesso alla presenza di Pilato: "Il mio Regno non è di questo mondo". Se infatti il suo regno fosse un sistema politico proprio delle monarchie dei nostri giorni, ebbene Gesù non sarebbe stato percosso e condotto al cospetto di un Governatore: avrebbe usufruito della protezione di un drappello di uomini e di una scorta. A lui non interessa espropriare del trono l'imperatore Tiberio, conquistare una nazione o crearsi un territorio del tutto suo dove esercitare un predominio politico, non vuole insomma vivere una monarchia assoluta, né una monarchia parlamentare o costituzionale né in alcun modo esercitare un'autorità sulle masse. Piuttosto, "sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità". Pilato domanda a Gesù cosa sia la verità, forse nell'intento di negare che ne esista una al di fuori della verità che si vede o che si tocca, ma Gesù si riferisce alla verità profonda che sottende il senso del vivere e dell'esistere umano. Nella terminologia greca "verità" vuol dire "ciò che non rimane nascosto (aleteia), che si svela e che diventa manifesto. E questa è la verità che Gesù proclama: la manifestazione del vero Dio che è amore e misericordia e che per amore dona se stesso inderogabilmente all'uomo. La verità è rivelazione piena di Dio all'uomo, ma per ciò stesso è anche svelamento dell'uomo a se stesso, conoscenza della propria realtà e del mondo che lo circonda. Essa riguarda la verità di Dio in rapporto con l'uomo che ne coglie il senso ossia ne percepisce il valore e di conseguenza ad essa si converte. In Cristo Dio dice tutta la verità all'uomo, anche intorno alla sua insufficienza e alla sua precarietà; se l'uomo quindi familiarizza con Cristo assume la verità tutta per intero, appunto perché Cristo stesso è la verità, che si associa alla via e alla vita (Gv 14, 6). Se l'uomo vive in Cristo e in lui persevera nell'osservanza dei moniti evangelici di amore e di salvezza, la verità stessa lo farà libero (Gv 8, 32).
Nessun regime politico tiranno, dittatoriale o democratico che sia può mai convincere l'uomo di questa vera regalità di Cristo, perché nessun governo o monarchia terrena, per quanto onesta e obiettiva può mai ricostruire l'uomo dal di dentro. Piuttosto il Regno di Dio in Gesù Cristo interpella il cuore dell'uomo, la sua coscienza e la consapevolezza di essere oggetto dell'amore di Dio che spinge alla conversione. Paolo dirà che il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, cioè nulla comporta della materia e della realtà terrena, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito e consiste nelle opere della pace e dell'edificazione vicendevole (Rm 14, 17 - 18). Il regno che ci parla della verità è il regno dell'amore, della concordia e del servizio estremo gli uni per glia altri, perché non si cerchi solo l'utile proprio ma anche quello altrui.
Solo Cristo quindi può regnare fino ad entrare nel cuore dell'uomo senza apportarvi coercizione o dittatura, ma rendendolo aperto al vero e all'assoluto che è in grado di rinnovare davvero l'animo del singolo e le intere collettività per un radicale cambiamento del mondo e della società.
Anche per questo, la regalità di Cristo, pur non appartenendo a nessuna delle categorie di governo temporale le sovrasta tutte e afferma il suo primato su di esse; anzi ciascun regime, monarchia, democrazia, dittatura o governo di questa terra non è che una piccola scaturigine dell'unica regalità di Cristo.
Possiamo noi regnare con Cristo? Certamente, parteciperemo sempre della sua stessa regalità e saremo coinvolti nella sua stessa gloria se sul suo esempio ci concentreremo nel servizio degli altri fino a dare la nostra stessa vita secondo l'"unzione" che anche a noi è stata data nel battesimo, che a lui ci ha resi conformi.