Omelia (23-02-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La fede... Quello di oggi è un Vangelo duro ed è molto esplicito. Vi è un invito forte che è un richiamo alla nostra responsabilità. È uno sguardo sulla fede vera ed autentica; lontana da quella fede che diventa una prerogativa esclusiva per pochi eletti. Diventa una fede distorta perché intesa come una realtà statica che può realizzare steccati profondi. Con la pretesa di una fede superiore, possiamo porci in un atteggiamento che divide laddove ci dovrebbe essere unione. In realtà non esiste una fede di serie "A", alla quale è lecito tutto perché si ritiene di essere forte in sé, ed una fede di "serie B" da sottovalutare con disprezzo ed alterigia. La fede non deriva dalle nostre qualità umane, ma richiede di essere alimentata dall'uomo vero e reale. La fede, infatti, non proviene da noi. È un dono che si deve realizzare nella vita e deve essere condivisa. La fede è accoglienza; è il nostro dovere di realizzare la comunione con chi ci sta intorno. La fede è saper accettare gli altri come sono, aiutarli per essere aiutati. Significa non giudicare; significa operarsi non solo per nuocere ma per il bene altrui. È un cammino che non può essere intrapreso da soli. Leggiamo l'inizio e la fine del Vangelo ed abbiamo il fine ultimo della fede, del nostro essere e l'indicazione concreta di come realizzarlo qui ed adesso. La ricompensa alla quale accenna Gesù è la nostra meta, il nostro fine e l'invito alla pace tra di noi è il mezzo per realizzare questo fine. |