Omelia (29-12-2024)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su 1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

In un tempo di contestazioni come quello in cui viviamo, il testo del Siracide torna davvero opportuno; infatti è in atto una prevaricazione di diritti preoccupata a dissolvere l'amore coniugale e familiare, a creare dissidenze tra sposo e sposa, tra figli e genitori, in omaggio alla libertà, allo sviluppo della personalità, ad una maturità culturale.

La testimonianza del Siracide è concreta, realistica.

Non dice di imitare il padre e la madre, neppure dice di amarli affettivamente, sebbene nessun genitore può essere escluso dall'amore dei figli. Afferma che padre e madre debbono essere onorati, rispettati. « Il Signore vuole che il Padre sia onorato, ha stabilito il diritto della Madre sulla prole. Chi onora il Padre espia i peccati, chi onora la Madre è come chi accumula tesori. Chi onora il Padre avrà gioia dai propri Figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi onora il Padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla Padre. Figlio, soccorri tuo Padre nella vecchiaia e non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il Padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati.» (Sir. 3, 3-7. 14-17a).

Il Siracide parla di «pietà››. Pietà significa rispetto, onore, devozione, obbedienza alla volontà del Signore. È questa una realtà morale e religiosa.

Si enumerano principi e valori inalienabili, validi per tutti i tempi.

Il passaggio da una forma patriarcale della famiglia a forme che si dichiarano più evolute non può giustificare l'emancipazione dissacratoria dai diritti della natura, deve piuttosto effettuarsi nell'acquisizione promozionale ad una vita che sia protetta da previdenze, assistenze (casa, alloggi, lavoro, giusto salario, tempo libero, pensione) e da un'uguaglianza dei sessi che però non escluda, ma includa come necessaria condizione la sicurezza e la sanità morale, il diritto alla vita (contro l'aborto e l'eutanasia), la difesa dell'amore coniugale (contro il divorzio) e contro l'immoralità e l'amoralità, il malcostume erotico, la stampa oscena, la droga, il cinema dissolvitore, la permissività di leggi innaturali e inumane.


San Paolo nella lettera ai Colossesi (come in quella agli Efesini) mostra l'amore familiare e coniugale elevato alla dignità di sacramento. Nell'immagine dell'amore, che unisce Cristo alla sua Chiesa, l'Apostolo riguarda l'uomo che si unisce alla sua donna, e in questa unione Cristo-Chiesa pone il fondamento della vita e della convivenza familiare e coniugale.

«Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino ›› (Col. 3, 12-21. Cfr. Efes. 5, 22-33).

E poiché è l'amore che salva, ogni famiglia deve costituirsi, vivere, convivere nel Signore in un servizio d'amore. L'amore unisce Cristo alla sua Chiesa, la Chiesa a Cristo.

L'amore è la vera fonte dell'unità familiare, degli sposi fra loro e dei figli con i genitori.

Fuori di questa unità e servizio d'amore, con la disgregazione della famiglia, si apre un varco irreparabile all'anarchia delle stesse istituzioni civili.


L'episodio del Vangelo è davvero sintomatico.

Ci presenta la Madonna nel suo servizio di madre; dopo aver presentato Gesù al tempio secondo le prescrizioni della Legge, continua a inserirlo nel suo popolo in fedele servizio alla propria patria e alle sue istituzioni. Gesù segue le abitudini familiari e religiose di Giuseppe e di Maria, in un'esemplare obbedienza a Nazareth; obbedienza che non è interrotta dal suo " appartarsi" nel Tempio per tre giorni «seduto in mezzo ai dottori, che ascoltava e interrogava››.

Non si disobbedisce ai genitori, obbedendo a Dio; nessuna vocazione e missione divina può essere impedita dagli uomini.

L'episodio del Tempio mostra, insieme alla dignità e all'amore della Madre (« Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo ››), la libertà del Figlio nel seguire il volere divino: « Perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio? ›› (Lc. 2, 41-52, 48 e 49).

Non maternalismi o paternalismi, non evasione o emancipazione dei figli di fronte ai propri genitori, ma fedeltà alla volontà di Colui che è Padre e al cui volere il Figlio si è volontariamente sottomesso: « Ecco, io vengo, o Padre, a fare la tua volontà ›› (cfr. Ebr. 10, 7).

L'episodio del Tempio si ripeterà nella vita e nella storia, e sarà espressione e testimonianza di un totale servizio d'amore a Dio, pur nel rispetto dei genitori quando si dovrà scegliere una propria missione; anche se i genitori non comprendono, importante è seguire la chiamata divina, fare la volontà del Signore.

Proprio dopo aver affermato la sua missione, Gesù segue Maria e Giuseppe, parte con loro e ritorna a Nazareth, dove « stava loro sottomesso... (e) cresceva in sapienza, in età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (vv. 51-52).
Si determina da qui quella "santa" famiglia umana partendo da quella "trinitaria", dall'insondabile mistero, che contempliamo tre Persone assolutamente uguali, infinitamente distinte, perfettamente unite:

- Padre è la sorgente prima della vita e dell'essere in Dio: è il massimo dare;

- Figlio si lascia generare eternamente dal Padre, e quindi è il massimo ricevere e accogliere;

- Spirito e insieme il massimo dare del Padre e il massimo ridonare del Figlio.

Le tre Persone divine sono distinte ma non distanti, fuse ma non confuse.
Ogni Persona si "immedesima" nell'altra, si dona all'altra e fa "essere" l'altra.
Ognuno dei Tre e impegnato a glorificare l'Altro e l'Altro= il Padre glorifica il Figlio e il Figlio glorifica il Padre (cfr. Gv 17,4-5); il Paraclìto glorifica il Figlio e così anche il Padre (cfr. Gv 16,14).

Tutto questo ci riguarda. Leggiamo in s. Agostino; "Se tu ami l'unità, tutto ciò che in essa e posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci l'invidia e sarà tuo ciò che è mio, e se io bandisco l'invidia, è mio ciò che è tuo. (...) l'invidia separa, la carità unisce. (...)

La santa Trinità è la perfetta comunione, è anche la massima felicità.

S. Bernardo riprende questo spunto e lo esplicita, identificando lo Spirito Santo come " il bacio che si scambiano tra loro il Padre e il Figlio ".

Scendiamo ora dal cielo della santa Trinità e torniamo a Nazaret, con Gesù e la santa Famiglia; "O famiglia di Nazaret / immagine vivente / della Chiesa di Dio", cantiamo con la liturgia della Chiesa.

Dal Concilio si è cominciato a parlare della famiglia "come di chiesa domestica" (LG 11; AA 11). Ma quando nei testi paolini si usa l'espressione " chiesa domestica ", non si intende la famiglia nucleare (padre, madre e figli), ma una comunità cristiana che si riunisce in una casa.

Oggi, quando si parla di famiglia "piccola chiesa", si rischia di fare non poca retorica. Per passare dalla metafora alla realtà, bisogna tener conto di alcuni fatti che si vanno imponendo come regola dominante; genitori che lavorano entrambi; case con superfici abita ridotte a 40-60 mq, da consentire solo le attività essenziali di una nucleare consistente in tre, massimo quattro persone, a costi di acquisto o di fitto.

La pastorale familiare non può illudersi di coltivare in vitro singoli familiari, ma deve puntare a mettere in rete varie famiglie per una comunità davvero domestica, passando così da una di massa a una pastorale di piccole comunità, dove si possa il triplice ufficio sacerdotale dei cristiani laici; la profezia ascolto della parola di Dio e nel discernimento comunitario, la nella preghiera e nell'offerta della vita, la diaconia nel servizio carità.

Non dobbiamo peraltro mai dimenticare che, per vivere un'autentica spiritualità trinitaria-ecclesiale, la famiglia cristiana, come nasce dall'eucarestia così è grazie all'eucaristia che vive, cresce e si moltiplica.

L'unità non è quindi "in entrata", ma "in uscita" non è il presupposto della celebrazione eucaristica, ma la conseguenza.

L'eucaristia educa alla carità, al dono di sé e al servizio gioioso, facendo come Cristo e grazie a lui "fino alla morte".

Così la famiglia evangelizza con la sua stessa esistenza; è essa stessa vangelo vivente, la buona notizia è che Dio non si è stancato di noi.

Questa è la notizia che suscita speranza, infonde coraggio, contagia fiducia.

Si crea un circolo virtuoso tra la grande Chiesa e la "piccola chiesa": si verifica uno scambio di doni, si fa della Chiesa una vera famiglia e della famiglia una vera Chiesa.


Revisione di Vita:

Come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità, riusciamo a vivere come famiglia, accettandoci giorno per giorno, aiutati dall'amore umano, ma soprattutto uno e trino?


Claudio Righi