Omelia (01-12-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Avvento: tempo di vigilanza e preghiera!

Oggi la Chiesa inizia un nuovo Anno liturgico: l'Avvento. Questo itinerario è formato, nel Rito Romano, dalle quattro settimane che precedono il Natale del Signore, cioè il mistero dell'Incarnazione. La parola «avvento» significa «venuta» o «presenza». Nel mondo antico indicava la visita del re o dell'imperatore in una provincia; nel linguaggio cristiano è riferita alla venuta di Dio, alla sua presenza nel mondo; un mistero che avvolge interamente il cosmo e la storia, ma che conosce due momenti culminanti: la prima e la seconda venuta di Gesù Cristo. La prima è proprio l'Incarnazione; la seconda è il ritorno glorioso alla fine dei tempi. Questi due momenti, che cronologicamente sono distanti, in profondità si toccano, perché con la sua morte e risurrezione Gesù ha già realizzato quella trasformazione dell'uomo e del cosmo che è la meta finale della creazione. «Ma prima della fine, è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni», dice Gesù nel Vangelo di san Marco (cf Mc 13,10). La venuta del Signore continua, il mondo deve essere penetrato dalla sua presenza. E questa venuta permanente del Signore nell'annuncio del Vangelo richiede continuamente la nostra collaborazione; e la Chiesa, che è come la Fidanzata, la promessa Sposa dell'Agnello di Dio crocifisso e risorto (cf Ap 21,9), in comunione con il suo Signore collabora in questa venuta del Signore, nella quale già comincia il suo ritorno glorioso.
A questo ci richiama oggi la Parola di Dio, tracciando la linea di condotta da seguire per essere pronti alla venuta del Signore. Nel Vangelo di Luca, Gesù dice ai discepoli: «I vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita... vegliate in ogni momento pregando». Dunque, vigilanza e preghiera. Ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale.
Essere vigilanti, stare svegli e pregare. Tutti siamo chiamati ad essere vigilanti, a svegliarci, a vincere il nostro torpore, a risollevarci e ad alzare il capo, a non essere più passivi innanzi al male o rassegnati davanti alle ingiustizie e alle esperienze di dolore e di sofferenza. In gioco c'è la nostra vita, il senso più vero e pieno della nostra felicità: progredire innanzi al Signore, contemplare il suo volto. L'Avvento ci invita a ripensare alla bellezza ultima, all'incontro definitivo con il Signore risorto che verrà - come diciamo nella nostra Professione di fede - a giudicare i vivi e i morti, consapevoli che ogni giorno egli stesso ci passa accanto, rendendosi presente nel povero, nell'ammalato, negli ultimi, nei bisognosi, nei peccatori. Questo tempo, dunque, è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. L'apostolo Paolo, infatti, aggiunge l'invito a «crescere e sovrabbondare nell'amore, tra noi e verso tutti, per rendere saldi i nostri cuori e irreprensibili nella santità». In mezzo agli sconvolgimenti del mondo, o ai deserti dell'indifferenza e del materialismo, i cristiani accolgono da Dio la salvezza e la testimoniano con un diverso modo di vivere, come una città posta sopra un monte.
Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell'attesa del Signore è quello della preghiera. «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina», ammonisce il Vangelo di Luca. Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Però, se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Ebbene, noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza.
Ma qual è l'orizzonte della nostra attesa orante? Ce lo indicano nella Bibbia soprattutto le voci dei profeti. Oggi è quella di Geremia, che parla al popolo duramente provato dall'esilio e che rischia di smarrire la propria identità. Anche noi cristiani, che pure siamo popolo di Dio, rischiamo di mondanizzarci e di perdere la nostra identità, anzi, di "paganizzare" lo stile cristiano. Perciò abbiamo bisogno della Parola di Dio che attraverso il profeta ci annuncia: «Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto [...]. Farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra». E quel germoglio giusto è Gesù, è Gesù che viene e che noi attendiamo.
La Vergine Maria incarna perfettamente lo spirito dell'Avvento, fatto di ascolto di Dio, di desiderio profondo di fare la sua volontà, di gioioso servizio al prossimo. Lasciamoci guidare da lei, perché il Dio che viene non ci trovi chiusi o distratti, ma possa, in ognuno di noi, estendere un po' il suo regno di amore, di giustizia e di pace. Amen!