Omelia (15-12-2024) |
diac. Vito Calella |
La gioia di bere alle sorgenti della Parola, dell'Eucaristia e della Chiesa Il sistema commerciale e finanziario mondiale ha già paganizzato la festa della nascita di Gesù esaltando la figura di Babbo Natale e illuminando i negozi e le strade delle città per invogliare tutti ad acquistare regali, poiché l'ideale di felicità e di gioia si riassume nell'abbondanza di cibo e di bevande e nella possibilità di spendere lo stipendio e la tredicesima in acquisti. Il divertimento e il potere d'acquisto delle persone generano sensazioni e sentimenti di gioia, riunendo familiari e amici in feste di fine anno oppure attorno a una tavola imbandita. Ma è questa la vera gioia, conseguenza della benedizione della pace? La Parola di Dio per la III domenica di Avvento è un invito a sperimentare, tutti insieme, la benedizione della pace, chiamata al plurale «sorgenti della salvezza». È da questa fonte che siamo chiamati a «bere con gioia», come abbiamo cantato con il salmo responsoriale, tratto da Is 12,3: «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza». La parola di Dio attraverso i profeti è la «sorgente della salvezza» La «sorgente della salvezza», la fonte della pace che genera la vera gioia, è la parola di Dio che, questa domenica, ci viene donata attraverso la testimonianza di vita e di missione dei profeti, contemplando Sofonia e Giovanni Battista. Dio ha parlato nell'Antico Testamento attraverso i profeti e l'ultimo di essi è Giovanni, il precursore del vero Messia. La parola profetica sorse, nella storia del popolo di Israele, per denunciare l'infedeltà del popolo nel custodire nella mente e nel cuore i dieci comandamenti della prima alleanza senza metterli in pratica. L'idolatria e le ingiustizie contro i più poveri e umili del popolo furono i segnali inquietanti dell'infedeltà, che non portarono una pace, piena di gioia, nella storia del popolo d'Israele. Il vangelo di oggi ci porta la testimonianza di vita e la forza performatrice delle parole profetiche di Giovanni Battista. «Giovanni annunciava al popolo la Buona Novella con molte altre esortazioni» (Lc 3,18) e la sua predicazione suscitava la domanda: «E noi che dobbiamo fare?»; domanda ascoltata tre volte, pronunciata dalla folla, dai pubblicani e dai soldati: (Lc 3,10.12.14). Le risposte di Giovanni esortavano a mettere in pratica i dieci comandamenti e gli altri precetti della Legge, contenuti nelle Sacre Scritture, tutti ispirati al Decalogo. «E noi, cosa dobbiamo fare?»: la nostra vita morale possa essere illuminata dai frutti «dell'albero della vita» della Parola di Dio, ascoltata, pregata e praticata. La nostra vita etica non sia mai il risultato dell'arroganza di voler decidere, da soli, «di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male» (cfr Gn 2,9.16-17), confidando solo nella nostra coscienza, nei nostri pensieri umani, condizionati dai nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici. L'Eucaristia accresce la bellezza della «sorgente della salvezza» Dalla stessa «sorgente della salvezza» i profeti annunciarono la venuta del proprio Dio nella storia dell'umanità, cioè: la venuta del Figlio eterno e amato di Dio Padre! La parola di Dio attraverso i profeti è piena di promesse riguardanti la venuta di Dio stesso in questo mondo dominato dall'iniziativa della specie umana. Questa domenica ascoltiamo, attraverso il profeta Sofonia, il duplice annuncio: «Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Il re d'Israele è il Signore è in mezzo a te! Non temerai mai più alcuna sventura. [...] Il Signore tuo Dio è in mezzo a te, è un salvatore potente! Gioirà per te! Esultterà per te con canti di gioia!» (Sop 3,15.17-18a). La «sorgente della salvezza» è la parola di Dio che promette la venuta del Messia divino, promotore di "pace", la cui parola è sinonimo di "perdono", "salvataggio", "liberazione dai nemici", "coraggio", "resistenza contro le forze del male". Questa profezia si è avverata con il concepimento del Figlio eterno e amato di Dio Padre nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo (cfr Mt 1,18b-20c; Lc 1,35). La manifestazione visibile di Dio stesso, «Verbo divino che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), sarà da noi celebrata nel giorno di Natale. Il Messia, il Figlio di Dio che nascerà, diventa per noi la «sorgente della salvezza», perché è il «principe della pace» (Is 9,6). Noi cristiani sappiamo già che la missione salvifica di Gesù culminò nell'evento della sua morte e risurrezione, che celebriamo ogni domenica, anche nel giorno di Natale. Ciascuno di noi, partecipando ogni domenica alla Santa Messa o alla celebrazione della Parola, rinnova e rafforza la fede e la speranza in «Cristo nostra pace» (Ef 2,14), bevendo alla «sorgente della salvezza» dell'Eucaristia, che è memoriale di questo fondamentale evento di liberazione per tutta l'umanità e per l'intera opera della creazione, in ogni tempo e luogo. Ciascuno di noi potrà cantare dicendo: Ecco il Cristo morto e risuscitato, ecco, Egli «è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza» (Is 12,2). Ogni domenica rinnoviamo la nostra fede e speranza in Cristo, nostra pace e nostro vero salvatore. L'evento della sua morte e risurrezione è la «sorgente della salvezza» la cui pace dona la vera gioia, come Egli stesso disse ai suoi discepoli, prima di affrontare la passione e la morte in croce: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11); «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,20-22); Il nostro essere Chiesa completa la «sorgente della salvezza» Dalla stessa «sorgente della salvezza» scaturisce il dono della nostra comunità cristiana, chiamata a testimoniare l'unità nella carità ed essere promotrice di pace nel mondo. La nostra fede in Gesù Cristo morto e risuscitato, condivisa tra fratelli e sorelle, ci fa «bere alla sorgente della salvezza» che è il dono dell'appartenenza effettiva e affettiva ad una comunità cristiana. Ciò è garanzia di pace e fonte di gioia, perché, fino alla venuta gloriosa e definitiva del nostro Salvatore Gesù Cristo, ogni comunità cristiana, inserita nel mondo, è chiamata a diventare seme e germoglio del Regno di Dio Padre nella storia di questo mondo, testimoniando di essere una comunità accogliente, pacifica, dove esistono rapporti umani di rispetto reciproco e di giustizia, e dove si può assaporare la vera gioia della comunione o della fraternità universale. La Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo ci esorta ad abbeverarci alla «sorgente della salvezza» che è la nostra comunità cristiana, inserita nel mondo come segno luminoso di unità nella carità, fondata su un'intensa e perseverante vita di preghiera personale e comunitaria: «Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. 5La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù» (Fil 4,4-7) La gioia che è soltanto quella vera, è pace in Cristo oltre ogni frontiera. La sua morte e la sua risurrezione sono per noi fonte di redenzione. E noi Chiesa, uniti nella carità, nel mondo siamo luce e verità. La vera gioia è la pace in Cristo, la sua Parola nel cuore trova posto. L'Eucaristia rafforza il nostro ardore di praticare la pace e l'amore. Il nostro amare è col il prezioso manto: forza vitale dello Spirito Santo. |