Omelia (15-12-2024) |
don Michele Cerutti |
Fare bene l' ordinario I tempi forti, anche liturgici, nel contesto di quello che Papa Francesco chiama la dittatura del fare, ci conducono a domandarci: Cosa dobbiamo fare? Questa domanda si fa eco nella Parola di Dio questa domenica ed emerge nel Giordano intorno al Battista. Questi predica l'arrivo del Messia e le folle chiedono, ma arrivando l'Atteso noi: cosa dobbiamo fare? Il Battista fa una consegna loro e li esorta più che a porsi la domanda sul fare quello di andare nella dimensione dell'essere. Le risposte del Precursore si declinano sull'aspetto della condivisione, della responsabilità, della giustizia. Non risponde fate digiuno con pane e acqua, moltiplicate le preghiere, aumentate le elemosine. Risponde invece di vivere l'ordinario in maniera piena. Il fare il proprio ordinario bene diventa più importante che compiere lo straordinario. Quest'ultimo infatti rischia di essere eccezionale si compie nel momento, mentre la quotidianità richiede la continuità ed è sicuramente più difficile. L'Avvento allora diventa occasione in cui ci si impegna nel proprio lavoro, chi vive da studente mette più dedizione nello studio. Questo è il periodo in cui si provvede a non evadere le tasse, in cui chi ha dei dipendenti si preoccupa in maniera responsabile e riversa delle attenzioni in più, chi ha un anziano parente lo va a trovare, tempo in cui si fa maggiore la cura dei propri figli. Guardate quanti luoghi per vivere l'attesa in maniera più autentica. Certo l'ordinario lo riusciamo a vivere con vivacità solo se troviamo nella preghiera il carburante giusto perché la nostra macchina non vada in tilt e non perdiamo di vista l'essenziale. Il confronto con la Parola di Dio e in particolare i testi profetici o i brani di Luca che precedono la nascita di Gesù oppure qualche salmo che fa vibrare le corde della nostra sensibilità per smuoverci diventano occasioni di crescita. Importante la frequenza ai Sacramenti come quello della Penitenza che dobbiamo riscoprire in questo tempo per mostrarci bisognosi della misericordia di Dio. Riscoprire ancor di più l'intimità con l'Eucaristia, nella celebrazione della Messa, ma anche nell'adorazione silenziosa davanti al tabernacolo. Veramente allora ci aiuteremo tutti l'uno con l'altro a dire: Vieni Signore Gesù! Maranathà! Lui verrà e ci troverà dove ci ha messi. |