Omelia (15-12-2024) |
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Oggi, terza Domenica di Avvento, è la domenica della gioia. Il profeta Sofonia, nella prima lettura, e l'apostolo Paolo, nella seconda lettura, ci invitano alla gioia in tutti i modi possibili. Chi di noi non vuole essere nella gioia? Nelle letture di questa domenica, però, non si parla di una gioia qualsiasi, ma di gioia vera, quella che scaturisce dalle cose belle, quella che è frutto di uno star bene e di un far star bene quelli che ci sono accanto. Non è la semplice gioia per avere ricevuto un regalo o per avere gustato un buon pranzetto... è una gioia diversa, una gioia che viene dall'incontro con una persona: Gesù. Papa Francesco si esprime così per definire la gioia: "Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa. Che cosa è questa gioia? È l'allegria? No: non è lo stesso... la gioia è di più, è un'altra cosa. È una cosa che non viene da motivi del momento, da eventi che passano: è una cosa più profonda. Non è l'allegria perché alla fine l'allegria si trasforma in leggerezza, esteriorità che ci porta a una mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po' scemi, ingenui, vuoti dentro. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre". Dunque, cari bambini, sapere che abbiamo un compagno di viaggio come Gesù che non ci lascia mai soli è il dono più grande che Dio Padre ci potesse fare! Certo che, per poter vivere pienamente questo dono, ci dobbiamo impegnare anche noi! Tutti i doni, infatti, devono essere accolti, accettati. Voi, quando ricevete un regalo, lo utilizzate o lo mettete in un cassetto incartato così com'è? Penso proprio che ne facciate un buon uso, altrimenti quel regalo non è efficace, cioè non raggiunge lo scopo per cui è stato donato. Così è anche col dono della gioia. Quante volte facciamo il muso lungo o ci arrabbiamo per cose futili? Quante volte siamo tristi per un nonnulla? In questi momenti è come mettere in un cassetto il grande dono della gioia. Ma non è quello che vogliamo, vero? E così ci dobbiamo impegnare affinché questo dono venga alla luce, si manifesti a tutti! Perché non basta desiderare la gioia! La si deve costruire giorno dopo giorno con le nostre scelte e i nostri comportamenti. Il Vangelo di oggi ci dà tre indicazioni per essere nella gioia ed adesso le vediamo assieme una per una. Intanto dobbiamo premettere che siamo sulla riva del fiume Giordano, in Palestina, dove c'è Giovanni Battista che battezza le molte persone che vogliono cambiare vita, che decidono di compiere il bene, che vogliono convertirsi. Queste persone sono alla ricerca della gioia vera. E chiedono a Giovanni: "Che cosa dobbiamo fare?". Rivolgendosi a questa folla dice: "Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". Questa risposta la possiamo tradurre con una parola sola: condivisione. Nel vocabolario, la parola "condividere" è definita come "spartire, dividere con". Ecco allora che cosa Gesù chiede anche a noi, come alla folla di quel tempo: quello che abbiamo lo dobbiamo mettere a disposizione affinché anche gli altri stiano bene come stiamo bene noi, perché siano nella gioia come lo siamo noi. Certo, ci vuole impegno per fare questo e non sempre è facile... Vi racconto che cosa abbiamo fatto io e mio marito quando i nostri figli erano piccoli e arrivava il giorno del loro compleanno. Penso che tutti voi festeggiate in grande il vostro compleanno! All'epoca, dunque, facevamo ogni anno la proposta ai nostri figli di fare sì la festa di compleanno, ma di chiedere ai loro amici invitati di non fare un regalo ma di dare il corrispettivo in denaro per poterlo donare a qualche bambino povero. Inizialmente Massimo e Maria non hanno accolto questa proposta con grande entusiasmo, ma poi si sono resi conto che in questo modo potevano fare felici altri bambini. E la loro gioia si è concretizzata anche visivamente quando è arrivata la foto del bambino che avevano adottato a distanza con l'offerta del loro dono. Ci sono tanti modi di condividere e sono certa che ognuno di voi lo sa fare se cerca di guardare con gli occhi di Dio tutte le persone che hanno bisogno! Abbiamo visto allora che la prima indicazione che il Vangelo ci dà per essere nella gioia è la condivisione. La seconda è l'onestà perché, nel Vangelo di oggi, c'è un'altra categoria di persone che fa sempre la stessa domanda a Giovanni: sono i pubblicani che facevano il mestiere di riscuotere le tasse per conto dei Romani. A loro Giovanni risponde: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Tradotto in altre parole: "Fate bene il vostro lavoro senza ingannare o imbrogliare". I pubblicani, infatti, avevano la fama di approfittare della loro posizione per intascare una parte di quello che dovevano riscuotere: chiedevano tasse più alte del dovuto, in modo che i soldi in più potevano tenerseli. Per questo tutti odiavano i pubblicani, li consideravano ladri e imbroglioni. E voi fate bene il vostro lavoro di studenti? Usate bene il materiale scolastico affinché possa essere utilizzato da chi viene dopo di voi? Vi impegnate a scuola e a casa nel fare i compiti? Cercate di non imbrogliare magari copiando? La terza indicazione viene data ai soldati: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe". Gesù raccomanda di non prendere e pretendere soldi con la forza. Quindi li invita a eliminare ogni forma di violenza, di ricatto e di prepotenza. Noi non siamo soldati, ma il consiglio vale anche per noi: quando siamo insieme ai nostri compagni, non approfittiamo della nostra forza per fare i prepotenti, per decidere tutto noi, per comandare, per appropriarci dei loro giochi, per voler sempre vincere magari con l'imbroglio o facendo a botte... In questa terza settimana di Avvento, allora, cerchiamo di impegnarci a mettere in pratica questi suggerimenti di Giovanni. Vedrete che il Natale arriverà con la gioia vera nel vostro cuore. Commento a cura di Maria Teresa Visonà |