Omelia (22-12-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Commento su Luca 1,39-45 (Don Giampaolo Centofanti) (Giampaolo Centofanti blog) (Don Giampaolo Centofanti su YouTube). La beatitudine della fede Le letture di oggi ci portano nel sapore del vangelo. La piccola Betlemme dove nasce Dio, il non fare chissà quali grandi cose, simboleggiate da olocausti e sacrifici, ma l'imparare a lasciarsi portare con semplicità e fiducia da Dio. La vita vera, semplice e bella e non i rumori dello spettacolo. Ci possono essere persone che hanno ricevuto grandi miracoli ma siccome non si fa rumore intorno ad essi quasi nemmeno si ricordano del dono che hanno sperimentato. Rumori, movimenti di massa, ogni genere di esteriorità, il Vangelo ci parla di tutt'altro. Ciò che dà vita è il cuore aperto con semplicità alla luce che Dio gli dona, al bene che gli dà di comprendere, i rapporti semplici e autentici, il bene sincero, gradualmente, se Dio fa questo dono, il lasciarsi portare per mano da Dio che solo ci sa portare sulla via della vita sempre più bella e piena. Le esteriorità lasciano svuotati, sono droghe che nevrotizzano chi vive di esse, e mettono nell'agitazione, nelle ansie delle apparenze, dei giudizi superficiali. Il profeta Isaia, che ha scritto pagine considerate per certi aspetti un Vangelo ante litteram, canta: il germoglio di Iesse non giudicherà secondo le apparenze, non prenderà decisioni per sentito dire. La vera conoscenza, i nodi che si possono sciogliere, avviene nella vita condivisa, dove si vivono rapporti veri e non si vive di fumo, dove si vede ciò che dà vita davvero. E così noi vediamo la semplicità e la serenità di Maria. Se Maria fosse vissuta di apparenze, di giudizi esteriori, ricevuta l'annunciazione del divenire Madre di Dio, si sarebbe barricata in casa per non rischiare nulla. Invece Maria pensa all'anziana parente Elisabetta che sta gestando un bambino, pensa che Elisabetta avrà bisogno di aiuto e anche del sostegno della fede e al tempo stesso Maria va anche per farsi aiutare da Elisabetta nella fede. È la Madonna, ma non ritiene di sapere tutto lei. Maria corre generosamente dove Dio la chiama ed è così dimentica di sé che certo nel cammino della sua crescita la vediamo nel tempo imparare ad equilibrare la fiducia con il dono anche di una prudenza non egoista e ripiegata. Ma proprio questo bisogno di maturare, di crescere nella fede e nell'esperienza umana, di Maria ce la fa sentire vicina, infonde fiducia anche a noi creature con tanti doni ma bisognose di crescere e ci aiuta secondo le tappe serene del nostro cammino ad aprirci alla fede. Questa ragazza accoglieva con semplicità la luce che Dio le metteva nel cuore e lasciava operare Dio nella sua vita. Nelle gioie e nei dolori, nelle speranze e nelle prove ha creduto all'amore meraviglioso di Dio, al fatto che Dio l'avrebbe sostenuta nelle difficoltà e l'avrebbe portata in una vita piena. Ha lasciato operare Dio per sé e per tutti. Beata te che hai creduto, beati noi quando chiediamo aiuto a Dio che ci aiuti a credere perché da qui si aprono tutte le porte della vita mentre su altre strade troviamo solo inganni, delusioni. Beati noi che come i pastori di Betlemme andiamo alla grotta a vedere il bambinello, Dio che si fa più piccolo di noi e proprio non può farci paura ma solo confortare e riempire il cuore di nuova fiducia. Beati noi che come i pastori di Betlemme andiamo alla grotta a vedere Gesù che nasce, in modo nuovo, perché sempre si rivela e si dona in modo nuovo. https://youtu.be/79MHhcazKSg?si=p1KUQmJej332_5yC |