Omelia (19-03-2006)
don Remigio Menegatti
Signore, tu hai parole di vita eterna (239)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Es 20, 1-17) riporta il Decalogo: le 10 parole dell'Alleanza. Dio si lega con il suo popolo e insegna le strade per giungere a lui, per incontrarlo e scoprire il grande dono di essere amati. Se vuole adorare Dio e trovare la sua vera realizzazione l'uomo è chiamato a vivere secondo le leggi che il Signore suggerisce a chi ama.
Il vangelo (Gv 2, 13-25) mostra alcuni gesti forti di Gesù: allontana dal tempio i venditori e i cambiavalute e si proclama il nuovo tempio di Dio. Il tempio era per la prima alleanza il luogo privilegiato per incontrare Dio, per ascoltarlo e pregarlo. Gesù dice con decisone e solennità che è arrivato il nuovo tempio: il "luogo" per incontrare il Padre e stare uniti a lui è, da adesso e per sempre, la sua vita, le sue parole, i suoi gesti d'amore.

Salmo 18
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.

Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.

Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti
fedeli e giusti,
più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.

Il salmo, come sempre del resto, fa eco alle parole della prima lettura. In essa si era presentata la legge di Dio, ricordando le 10 parole fondamentali, il decalogo.
Il salmo ricorda, a chi si trova a confrontarsi con queste 10 parole, che esse sono il vero tesoro che Dio consegna al suo popolo, l'unica saggezza di cui Israele può andare fiero, e che lo distingue tra tutte le nazioni della terra.
La gioia del cuore e la luce degli occhi sono ciò che ogni uomo ricerca: il salmo indica che questi beni si trovano solo nel conoscere e vivere la parola di salvezza che Dio offre a chi lo ama. Ciò che insegna il Signore porta alla gioia perché indica la verità che dà senso alla vita dell'uomo.

Un commento per ragazzi
Quando comunichiamo con una persona a cui vogliamo bene sappiamo riconoscere, e sarebbe grave se fosse altrimenti, la differenza che esiste tra digitare un SMS, inviare una mail, telefonare, oppure parlare direttamente, seduti uno accanto all'atro, con la possibilità di guardarsi negli occhi.
Certo le idee si comprendono anche con pochi segni grafici sul display; riusciamo a spiegarci molto meglio se abbiamo a disposizione un testo ampio, che inviamo e l'altro lo riceve dopo qualche istante. Al telefono possiamo cogliere anche lo stato d'animo dell'altro, comprendiamo dal tono della sua voce le sfumature del discorso che si sta intrecciando tra noi. Operazione ben difficile solo con i simbolini che si possono inserire in un SMS.
Altro esempio: anche l'oggetto appartenuto a una persona, oppure regalato da questi, ci dice qualcosa di lui; è molto meglio l'abbraccio ricco di tenerezza della stessa persona.
La legge, ovvero il Decalogo, come pure il tempio di Gerusalemme, sono doni preziosi che il Signore affida ai suoi amici; sono messaggi che avviano e mantengono vivo il dialogo con il suo popolo. La sua Parola più chiara e bella, quella definitiva è il suo Figlio, nato e cresciuto in mezzo a tutti gli altri, e che si presenta come il nuovo e definitivo tempio di Dio. È lui il "luogo" migliore in cui possiamo incontrare il Signore; è lui che ha la pretesa di chiedere che anche il tempio di Gerusalemme sia trattato da luogo sacro. Certo, tutto era cominciato con l' esigenza di cambiare le monete per i fedeli che venivano a Gerusalemme da nazioni anche lontane.
Per offrire il sacrificio era più facile comprare piccioni o agnelli sul posto, piuttosto che portarseli da casa. Da queste buone intenzioni però si erano ben presto intrecciate con esigenze commerciali: il tempio era diventata una piazza di mercato molto produttiva, contesa tra i vari commercianti della zona.
Gesù è esigente: vuole che la fede in Dio, suo Padre, torni alla limpidezza con cui era sgorgata dalla fonte, la prima alleanza; è deciso di ripulire il corso in cui stava stagnando per diventare una palude di acqua ferma, inutile e dannosa per la vita dell'uomo. È lui la sorgente, dal cui seno sgorga lo Spirito che disseta ogni uomo che si accosta a lui con semplicità e umiltà, riconoscendo il dono grande che riceve. È lui la Parola con cui Dio ci stringe in un abbraccio che ci fa sentire e gustare la sua bontà di Padre buono.

Certo, se pensiamo al "Bambinello" del presepe, può sembrare che questo Gesù non sia neppure un lontano parente. Molto severo e deciso; con gesti che mettono in imbarazzo, se non sono compresi.
Eppure a noi piacciono le persone decise, che sanno cosa vogliono e vanno diritti per la loro strada. Non fermiamoci però al gesto di allontanare i mercanti. Andiamo avanti per scoprire ancora una volta che Gesù è il dono che Dio ci fa perché possiamo capire che lui ci ama, che le sue parole non sono eco appena percettibile delle grandi parole di alleanza che il popolo aveva ascoltato alle pendici del monte Oreb. Non sono un segno sbiadito su una vecchia pergamena: sono vive perché è la Parola stessa di Dio a dircele a noi; e direttamente, perché lui è il nostro amico.

Un suggerimento per la preghiera
"Signore nostro Dio, santo è il tuo nome"; ti ringraziamo perché ci hai "liberati dal peccato, che ci chiude nel nostro egoismo". Desideriamo aprirci "al dono dello Spirito" che come acqua viva sgorga dal Cristo, la tua Parola vivente. Insieme con lui, come pietre vive, desideriamo "diventare tempio vivo del tuo amore". Per fare questo, ti chiediamo: "piega i nostri cuori ai tuoi comandamenti".