Commento su Lc 1,38
Come vivere questa Parola?
Oggi ci fanno compagnia l'arcangelo Gabriele, i suoi annunci disarmanti e Maria.
Il racconto dell'annunciazione costituisce l'aurora del più grande evento che la storia umana abbia vissuto; l'incarnazione del figlio di Dio. Come per l'annunciazione della nascita di Giovanni a Zaccaria, anche in questo brano abbiamo moltissimi riferimenti alle annunciazioni dell'antico testamento. E' nella storia di Maria che irrompe il Dio misericordioso e trascendente per inserirsi nella storia degli uomini e salvarli. Noi, fatti amici di Gesù siamo introdotti nella comunione con Dio Padre, ogni volta che viviamo per fare il bene agli altri e, come Gabriele siamo annunciatori di speranza e amore. La vita interiore, purtroppo, è una gigantesca cospirazione contro la vita interiore, se non possiamo raccogliere le nostre anime, riflettere su Cristo a fondo, non abbiamo alcuna possibilità di raggiungere la verità e la fede. Maria in questo e in tanto altro ci è di guida ed esempio.
"Hai trovato grazia presso Dio" (Lc 1,30)
La voce di un Santo
Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando troppo poco nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso. Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi egli non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini? Chi è infatti Cristo? È colui del quale si dice: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1). Ebbene, questo Verbo di Dio «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui ricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte del Cristo.
Dai discorsi di sant'Agostino vescovo
Roberto Proietti
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