Omelia (25-12-2024) |
padre Paul Devreux |
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Tutto questo racconto ci viene riportato perché le profezie dell'Antico Testamento dicevano che il messia sarebbe stato un discendente del re Davide e che sarebbe nato a Betlemme. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. Con queste poche righe, l'autore ci racconta l'incredibile: Dio si è fatto uomo e bambino. E non ha scelto di nascere a corte, tra i potenti. Nasce nella semplicità di una mangiatoia, accettando di essere messo in fasce, come tutti. Quindi da una parte si afferma che è discendente della grande dinastia davidica, ma poi si afferma subito che nasce povero e nella massima semplicità. Ma mettiamoci un attimo nei panni di Giuseppe e Maria. Loro sanno che questa nascita ha dello straordinario. Forse hanno anche visto il fatto di dovere affrontare questo lungo viaggio malgrado le condizioni di Maria, per colpa del censimento, come una provvidenza. Qualcosa che li ha costretti a far sì che le profezie su questo figlio cominciassero a realizzarsi, facendolo nascere a Betlemme. Cos'altro sognano che succederà ora? Qualche teofania? Qualche visita importante? Invece no. Succede tutt'altro! C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Va ricordato che i pastori erano considerati banditi, gente sporca, impura e violenta. Dal coltello facile. I Rabbini dicevano: "Se vedi una pecora in un burrone, salvala; se vedi un pastore, lascialo lì". Questo concetto era così radicato che anche loro si sentivano maledetti da Dio, per cui avevano paura che prima o poi Dio li castigasse. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, Eccoci qua, pensano i pastori. Dio è venuto. Mo facciamo la fine del topo. Dove scappi! ma l'angelo disse loro: «Non temete: Lo dice a loro, e lo continua a dire anche a noi: non avere paura, non ti pre-occupare". ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, Salvatore da cosa? Prima di tutto da ogni cattiva immagine di Dio, da ogni ignoranza su Dio, dal non conoscerlo come Padre. che è Cristo Signore. Cristo è colui che è unto da Dio perché benedetto e scelto per rivelarci il volto di Dio. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Dettaglio importante perché è la seconda volta che l'autore parla di un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia, e aggiunge che questo è il segno! Ma è una banalità. Dov'è lo straordinario? Sta proprio nel fatto che questa buona notizia viene data prima di tutto a quelli che proprio non se lo aspettavano, a quelli che si sentivano maledetti e si scoprono amati e privilegiati. Ed è importante, perché se Dio è in grado di amare loro, può amare anche me. È nato per noi un salvatore; per tutti noi. Rallegriamoci. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Chi sono questi uomini, che egli ama? Tutti quelli che sono suoi figli, sue creature, quindi tutti e anche noi. Gloria a Dio. Buon Natale. |