Omelia (02-01-2024)
Missionari della Via


È interessante che Giovanni si rivela con un atteggiamento di grande umiltà, che parte dalla verità su se stesso. Mette i suoi interlocutori davanti alla possibilità di non avere dubbi: dice subito chi non è! Solo dopo si definisce non con il suo nome ma con la sua missione, con la sua testimonianza. I farisei ci tenevano a capire se quel personaggio particolare, Giovanni, fosse un pericolo, se il suo comportamento rientrasse nella loro visione su ciò che Dio poteva operare. Soprattutto erano preoccupati perché non solo attirava le folle ma aveva dei seguaci, e questo inquietava i potenti, in particolare Erode Antipa, il tetrarca, governatore della Galilea. Spesso anche noi siamo così: vogliamo valutare le persone, soprattutto se le riteniamo particolari e chiediamo loro di definirsi. È brutto definire gli altri cogliendone i connotati in modo statico, per possederli in qualche modo, anche solo nei nostri schemi mentali, anche solo per avere un appellativo con il quale ricordarli. Facendo ciò possiamo cadere nell'errore di limitare nel nostro pensiero l'opera di Dio e toglierci persino la possibilità di incontrare voci profetiche di ogni tempo, che spesso gridano nel deserto, testimoniano bellezza, indicano la via di Dio. Uno dei segni di ciò che viene da Dio è la verità con cui si presenta; il profeta è sempre qualcuno che ti indica un di più, che non colloca mai la grandezza in se stesso. È facile che davanti a ciò i potenti siano scontenti: il profeta non può essere posseduto o comprato in nessun modo, sfugge. Nel Vangelo di Luca vengono descritti i farisei con queste parole «I farisei, erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose [che diceva Gesù] e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: "Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole"» (Lc 16,1415). Questo passo del Vangelo ci dona un criterio di discernimento: i profeti sono diversi dai prepotenti. Questi ultimi si nutrono di megalomania, perciò credono di poter sbeffeggiare gli altri; i profeti, invece, si misurano davanti a Dio e mantengono il senso delle proporzioni, perciò indicano chiaramente chi è il Signore, a cui non sono degni di slegare i lacci dei sandali. Noi spesso siamo lontani da una mentalità libera come quella del Vangelo e questo potrebbe non farci riconoscere i profeti, utilizzando criteri di opportunismo umano, cadendo nel rischioso fascino dell'apparenza. Chiediamo perciò al Signore questo dono: poter essere non persone che cercano il potere e valutano gli altri in base al guadagno che la loro presenza può procurare, ma persone libere che accolgono la diversità benedetta con la quale Cristo ci sorprende consegnandoci la profezia che l'altro porta.

«Anche tanti pensatori nella Chiesa sono stati perseguitati. Io penso ad uno, adesso, [...] un uomo di buona volontà, un profeta davvero, che con i suoi libri rimproverava la Chiesa [...]. Subito è stato chiamato, i suoi libri sono andati all'indice, gli hanno tolto le cattedre e quest'uomo così finisce la sua vita: non tanto tempo fa. È passato il tempo ed oggi è beato! Ma come ieri era un eretico e oggi è un beato? È che ieri quelli che avevano il potere volevano silenziarlo, perché non piaceva quello che diceva. Oggi la Chiesa, che grazie a Dio sa pentirsi, dice: 'No, quest'uomo è buono!'. Di più, è sulla strada della santità: è un beato!» (papa Francesco).