Omelia (03-01-2024)
Missionari della Via


Giovanni "vede" Gesù e il termine usato per descriverlo è al participio presente (erkómenon) che significa "il veniente"; quindi ci dona non solo un'indicazione visiva ma ci dice che Colui che si vede è Colui che è stato atteso. La prima riflessione che possiamo fare è sul modo di guardare di Giovanni, che nella sua spiritualità così austera ci ha insegnato come ammorbidire lo sguardo fino a cogliere la grandezza di Gesù. Ciò ci dice quanto è importante chiedere il dono di una sana vista spirituale per poter riconoscere le cose di Dio. Con questi occhi accoglienti Giovanni riconosce Gesù come "l'agnello di Dio"; è un'immagine carica di significati che descrive un animale noto per la sua mansuetudine. Tutto ciò ricorda la liturgia eucaristica nella quale ripetiamo le parole: "ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo"; sono parole che vivificano un sacrificio che dona salvezza, il sacrificio non di un predatore ma di un mite agnello che nella debolezza più estrema si dona. Sì, l'Onnipotente si presenta con i segni della debolezza. Questo ci ricorda che il senso profondo del nostro vivere non può risiedere nel potere abusante e predatorio, che in cielo non andremo con i titoli o occupando posti, oppure affermando la nostra forza in qualsiasi forma, ma elevando la nostra debolezza. Anche in famiglia quanti giochi di potere animano le nostre case e altrettanto può succedere a lavoro o persino e con vergogna nelle nostre chiese o nelle comunità religiose. Subito ci facciamo padroni, cerchiamo di portare le insegne del potere e del dominio sulla realtà. Quanti nel mondo apprezzano di essere considerati agnellini? Per noi sarebbe un sinonimo di "sempliciotti", di gente che si "sottomette", persone che subiscono! Ebbene no. L'agnello vince, è il principe della pace, è Colui che è re, è Colui che avrà l'ultima parola sulla vita di tutti, sull'umanità intera, e siamo chiamati per vocazione a somigliargli. La Sua Onnipotenza si rivela nell'amore, che è un guadagno diverso, che va percepito con occhi diversi, con occhi divenuti belli, pieni di Spirito Santo, come quelli di Giovanni Battista.

«Gesù prende le radici del potere, le strappa, le capovolge al sole e all'aria, capovolge quella logica che metteva in cima a tutto un Dio dal potere assoluto, compreso quello di decretare la tua morte; e sotto di lui uomini che applicavano a loro volta questo potere, ritenuto divino, su altri uomini, più deboli di loro, in una scala infinita, giù fino all'ultimo gradino. L'agnelloservo, il senza potere, è un "no!" gridato in faccia alla logica del mondo, dove ha ragione sempre il più forte, il più ricco, il più astuto, il più crudele. E l'istituzione non l'ha sopportato e ha tolto di mezzo la voce pura, il sogno di Dio. Ecco l'agnello, mitezza e tenerezza di Dio che entrano nelle vene del mondo, e non andranno perdute, e porteranno frutto; se non qui altrove, se non oggi nel terzo giorno di un mondo che sta nascendo» (p. Ermes Ronchi).