Omelia (07-01-2025)
Missionari della Via
Commento su Giovanni 1,29-34

Il popolo che abitava nelle tenebre, si era abituato alle tenebre! Sì, se provassimo a vivere al buio per un po' di tempo, sapremmo come può essere doloroso incontrare la luce e sentire realmente di volerla rinnegare. Questa immagine rende bene cosa arreca l'abitudine al male, il fare spazio al peccato che genera tenebre in noi e attorno a noi. Oggi, perciò, impariamo a non sottovalutare il peccato e anche i luoghi bui che frequentiamo, che possono accrescere le tenebre e renderci incapaci di accogliere la bellezza di Dio che si presenta a noi. Non è scontato tutto ciò: spesso sottovalutiamo sia il peccato personale (come se i nostri "peccatucci" non procurassero tenebra nel mondo), sia i sistemi tenebrosi che uccidono la bellezza nel mondo. Sì, anche i nostri peccati portano quel tanto di tenebra che imbruttisce le nostre relazioni, le nostre famiglie, le comunità e persino i nostri volti, che prendono sembianze tenebrose, diventano scuri, cupi. Le tenebre sono pronte ad avvolgerci non appena liberiamo il peccato nel nostro cuore e nel mondo. La confessione, perciò, è un rimedio santo, un abbraccio di luce che stabilisce nuovamente il nostro valore indissolubile, e ci ricorda che Dio è sempre pronto a riconnetterci alla luce.

"C'è gente - anche noi, tante volte - che non può vivere nella luce perché abituata alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte. E anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell'anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce, perché mi abituo più alle tenebre. E tanti scandali umani, tante corruzioni ci segnalano questo. I corrotti non sanno cosa sia la luce, non conoscono. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo" (papa Francesco).